Fu la città più colpita dalla prima ondata della pandemia, nella primavera del 2020. Ora Milano è di nuovo stretta nella morsa del Covid, con un'incidenza che nell'ultima rilevazione prenatalizia superava abbondantemente i 500 casi su 100mila abitanti - il doppio dei 250 che segnano l'ingresso in zona rossa - e 75mila milanesi costretti in casa perché in quarantena o in isolamento fiduciario.
Sono gli effetti della variante Omicron, ormai dominante non solo nel capoluogo lombardo (in regione i "quarantenati" sono più di 120mila). Migliaia di persone, dunque, non si potranno spingere oltre la soglia di casa per le vacanze di fine anno. Positivi ai test, torneranno "liberi" solo con un tampone negativo dopo almeno dieci giorni. Solo a Milano, i positivi sono 19mila, numero che poi si moltiplica dato che il virus fa entrare in quarantena per una settimana (se vaccinati) o per dieci giorni (se non immunizzati) i loro contatti stretti. Calcolando una media di quattro contatti per ogni infetto, si deduce che un milanese su 18 è attualmente bloccato entro le mura domestiche. Il che non significa che queste persone siano positive. Per questo è in corso di valutazione la modifica delle regole per la quarantena, questione su cui il Comitato tecnico scientifico convocato per domani dovrebbe prendere una decisione.
Perché il problema che numeri simili genera si riverbera sul sistema di tracciamento. I cittadini debbono attendere ore in coda per sottoporsi al tampone - quando riescono a trovare una disponibilità entro breve, s'intende. Per affrontare il problema, la Regione ha istituito un'apposita task force e ha chiesto un maggiore sforzo a ospedali, farmacie e medici di famiglia. Ma Palazzo Lombardia ha già disposto le prime misure per tamponare l'emergenza: domani verrà aperto un nuovo centro a Gallarate, otto nuove linee sono state aggiunte al drive through di Trenno a Milano e si lavora a un hub in Fiera. Agli ospedali pubblici è stato chiesto di riconvertire i centri prelievi in punti tamponi, almeno in orari dedicati. L'altro fronte è quello delle farmacie, che da giorni effettuano centinaia di test. Ora saranno chiamate ad ampliare il servizio, allungando gli orari di apertura e dedicando alcune fasce orarie a chi è stato in contatto con un positivo.
La task force ha stabilito le priorità che verranno seguita d'ora in poi. Anzitutto saranno esaminati i casi sintomatici, con prenotazione del medico o di Ats.
Subito dopo vengono le persone che hanno bisogno di un test negativo per considerarsi guariti. Ci sono poi i contatti stretti che devono uscire dalla quarantena, il personale scolastico e gli studenti e chi rientra dall'estero. Ultimo per priorità chi si sottopone al tampone per ottenere il green pass.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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