Con i vaccini ad Rna messaggero pensavamo di averle viste tutte in quanto a Scienza e tecnologia ma ci sbagliavamo: nanoparticelle d'oro sono in grado di veicolare nel nostro organismo i peptidi, che sono delle molecole, per stimolare una specifica risposta di anticorpi contro Covid-19.
La ricerca messicana
"Sintesi e valutazione dell'immunogenicità di un coniugato di nanoparticelle d'oro per il rilascio di un peptide da SARS-CoV-2" è il titolo del lavoro messicano messo a punto da un team di ricercatori dell’Universidad Autonoma de San Luis Potosí e pubblicato sulla rivista scientifica Nanomedicine: Nanotechnology, Biology and Medicine (clicca qui per lo studio, allegato anche in fondo al pezzo). ll prototipo messicano non è ancora pronto per essere testato sull’uomo ma ha innescato ottime risposte immunitarie sui topi, addirittura quattro volte maggiori rispetto ad un vaccino ad Rna come quello di Pfizer e Moderna, ponendo così le basi per ulteriori test. AuNp-S è il nome tecnico di queste minuscole nanoparticelle d'oro che hanno un diametro compreso tra 1 e 100 nm (nanometro, unità di lunghezza nel sistema metrico pari ad un miliardesimo di metro) che, una volta disperse in acqua, sono note anche come oro colloidale, già utilizzato come trasportatore molecolare e conosciuto per le sue proprietà antimicrobiche e antinfiammatorie. Diversamente da quanto si possa pensare, è poco costoso e la sua produzione sarebbe meno cara di tanti altri vaccini già in commercio.
Come si genera la risposta immunitaria
"Quella dei vettori è una tecnologia che stiamo usando anche noi, rappresentano il futuro e la prossima generazione di vaccini", ha detto in esclusiva per ilgiornale.it il Prof. Giuseppe Novelli, Direttore della U.O.C. Laboratorio di Genetica Medica del Policlinico Universitario di Tor Vergata di Roma. Per capire la funzione dell'oro e cosa sono questi peptidi bisogna, però, partire dalla proteina Spike. "Per fare un vaccino devi avere una molecola che stimoli le nostre cellule a costruire gli anticorpi: quelli che abbiamo adesso utilizzano tutta la proteina Spike, la famosa 'S' con cui il virus entra nelle cellule - ci dice Novelli - Tutti i vaccini disponibili oggi la utilizzano per intero, è quella che serve a stimolare la produzione di anticorpi". L'utilizzo dell'intera proteina ha dei vantaggi perché genera numerosi tipi di anticorpi molti dei quali bloccanti: "la proteina S è enorme, per bloccarla devi avere delle molecole che la colpiscono in punti diversi", afferma il genetista. Non tutte, però, la colpiscono nei punti di giusti, abbiamo visto che alcuni anticorpi sono bloccanti ed altri lo sono un po' un meno, ecco perché a questo punto intervengono i vaccini. "Addestrano le nostre cellule a produrre anticorpi diversi contro la proteina S che poi vanno ad attaccarsi in punti diversi e la bloccano. Il principio è questo".
I peptidi sono la chiave di tutto
La novità rappresentata dallo studio messicano che è in fase di sviluppo anche nel nostro Paese, è quella di utilizzare soltanto precisi "pezzetti" della proteina Spike che sono chiamati peptidi. "Questi pezzetti devono essere sufficientemente buoni per stimolare la produzione di anticorpi estremamente precisi e reattivi: invece di usarla per intero, se ne può utilizzare una piccola parte ma deve essere altamente precisa e reattiva. Faccio un esempio che non è granché ma rende l'indea: se si colpisce il cuore di una persona si ammazza. Come per Achille, il tallone è il suo punto debole, la parte sensibile. A questo punto si può costruire una proteina S più piccola ma che colpisca il tallone, la zona più delicata. I pezzettini che stimolano anticorpi ultra precisi si chiamano peptidi, pezzi di molecole da 20-30 aminoacidi che corrispondono a pezzi diversi della proteina S", spiega il Prof. Novelli.
Quali sono i vantaggi
I peptidi si possono utilizzare per produrre nuovi e più efficaci vaccini. "Il vantaggio è che, rispetto a tutta la proteina Spike, si può indurre la produzione di anticorpi molto precisi, sensibili e specifici per una zona in particolare. La somministrazione, poi, è anche molto più semplice perché si possono assumere sotto la lingua in pasticche oppure si possono utilizzare per inalazione, come spray, perché si tratta di piccole molecole. Non vanno inserite dentro ad un virus come fa AstraZeneca per mandarli nell'organismo". Questi pezzettini, essendo molto piccoli, si veicolano meglio ma la grande novità sta nella produzione di anticorpi altamente specifici. "Sono meno reattivi della proteina Spike che ne fa tanti e diversi e che, come abbiamo visto, possono provocare qualche problema di reazioni avverse - aggiunge Novelli - In questo caso, si hanno meno problemi di eventi avversi dalla induzione di anticorpi".
Il ruolo dell'oro: una "navetta"
Ma quindi, qual è il vero delle particelle d'oro? "Quelli sono i vettori: come si mandano questi peptidi all'interno delle nostre cellule? Bisogna completarli con qualche sostanza: o si utilizzano i grassi come fa il vaccino di Pfizer ad Rna involucrato dentro i grassi oppure ci sono particelle di oro colloidale che li aiutano, si complessano con i peptidi ad entrare nelle cellule e stimolare la produzione di anticorpi", ci spiega il professore. "Le particelle d'oro servono soltanto per complessarli ma ci sono anche altri metodi: questi ricercatori hanno usato l'oro colloidale che è particolare, lo usiamo anche noi da tanto tempo per mandare dentro l'organismo i peptidi: è una tecnica che si usa, sono una specie di 'navetta'". Questa tecnologia apre le porte a più tipologie di vaccini anti-Covid, fondamentali per sconfiggere la pandemia: vista l'attualità con i problemi causati da alcuni vaccini, più ne avremo meglio sarà. "Anche noi abbiamo investito in questo settore: ho un gruppo di persone all'interno del mio laboratorio che stanno producendo peptidi anti Sars-Cov-2, sono tecnologie che già usiamo. Poi bisognerà vedere come funzionano e quali saranno i migliori ma l'importante è produrre diversi sistemi di vaccini: i peptidi sono un nuova tipologia che si sta sperimentando, esattamente come quella ad Rna. Fra qualche tempo sarà ancora più comodo perché si potranno mettere sotto lingua con una pasticca".
Un vaccino per tutti i virus
A questo punto la domanda sorge spontanea: prendendo soltanto con una piccola porzione della proteina Spike, si potrebbero creare vaccini ad ampio spettro contro più coronavirus? "Se quel peptide riconosce più tipi di coronavirus assolutamente si: stiamo studiando una quota della proteina Spike e di tante altre proteine che hanno in comune famiglie intere di virus: stiamo usando alcuni peptidi che colpiscono una zona non mutata della Spike e stiamo tentando di scoprire una zona che muta in rarissimi casi. Se si riesce a fare un peptide in quella zona lì, diventa molto forte perché non cambia e funziona contro più varianti", ci dice Novelli. Tra il dire e il fare, però, c'è di mezzo il mare.
"Non è facile trovare il punto che non varia: pensiamo all'influenza, il virus cambia molto di più di Sars-Cov-2, non è mai lo stesso. Anche lì vanno cercate zone che non cambiano mai ma sufficienti a stimolare la risposta anticorpale adeguata. È questa la strada per produrre vaccini moderni che sono più semplici e rapidi da usare", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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