Le varianti del Covid-19 aumentano il rischio di malattia grave ed ospedalizzazione anche nelle fasce d'età più giovani: sono soprattutto quella brasiliana e la sudafricana a destare maggiore preoccupazione ma anche la variante inglese ha aumentato la percentuale di ricoveri rispetto al virus originiario di Wuhan.
Cosa dice lo studio
Questi risultati sono stati ottenuti grazie ad una ricerca eseguita da Eurosurveillance, rivista scientifica europea dedicata all’epidemiologia, sorveglianza, prevenzione e controllo delle malattie trasmissibili. Lo studio ha analizzato poco più di 23mila casi di varianti segnalati da settembre 2020 a marzo 2021 in sette diversi Paesi: oltre all'Italia ci sono Cipro, Portogallo, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo ed ha confrontato i risultati dividendoli in ricoveri ordinari, ricoveri in terapia intensiva e decessi. Lo stesso lavoro è stato eseguito con i pazienti infettati dal virus non mutato, divisi sempre secondo il criterio di prima, dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ed il risultato è stato chiaro: essere infettati da variante inglese, sudafricana o brasiliana può portare ad un rischio maggiore di essere ricoverati in ospedale anche alle persone con età media tra 20 e 69 anni, quelli cioé non appartenenti alle categorie più a rischio (dai 70 in su).
Si abbassa l'età
Fra le tre varianti, comunque, le più pericolose restano la sudafricana e la brasiliana: se l'inglese aumenta dell'11% il rischio di un ricovero ordinario e dell'1,4% in terapia intensiva abbassando l'età media dai 69 ai 63 anni, la variante sudafricana aumenta del 19,3% il rischio ospedalizzazione e del 2,3% il ricovero in terapia intensiva con 67 anni di età media; infine, la brasiliana aumenta fino al 20% il ricovero ordinario, del 2,1% la terapia intensiva ma aumenta anche l'età media che si attesta a 76 anni.
I numeri dei giovani
Ma cosa accade alle fasce d'età che riceveranno i vaccini per ultime? Sullo studio sono riportati numerosi grafici in cui, con B.1.1.7 (variante inglese), i gruppi d'età compresi tra 20 e 59 anni avevano un rischio di ospedalizzazione compreso tra 2,3 e 3 volte maggiore rispetto al virus non mutato mentre il ricovero in terapia intensiva, per fortuna, non si discosta di molto rispetto al Covid originiario. Viceversa, la variante sudafricana B.1.351 aumenta il rischio del ricovero fra 3,5-3,6 volte superiore per i gruppi di età 40-59 e 60-79: il ricovero in terapia intensiva, però, era più probabile nel gruppo 40-59 anni. Per i casi di brasiliana (variante P.1), infine, come riportato dal Corriere, si osserva una probabilità di ospedalizzazione tra le 3 e addirittura 13,1 volte maggiore nei gruppi di età 20-39, 40-59 e 60-79 oltre alla probabilità di ricovero in terapia intensiva di compresa tra 2,9 e 13,9 volte superiore.
Questi numeri fanno capire la forza delle varianti ma un'unica buona notizia c'è: in tutta Europa ed in Italia, al momento, la variante dominante è quella inglese, i numeri di sudafricana e brasiliana sono davvero molto molto bassi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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