Crescere neofascisti: Lealtà Azione si difende dagli attacchi

Prosegue il botta e risposta innescato dalla messa in onda su SkyTg24 e SkyAtlantic del docufilm "Crescere Neofascisti - Viaggio all’interno dell’universo Lealtà Azione". Il gruppo di destra radicale replica alle accuse:"È una farsesca e pericolosa campagna contro il diritto di cronaca"

Crescere neofascisti: Lealtà Azione si difende dagli attacchi

È sempre più incandescente il botta e risposta nato dalla messa in onda su SkyTg24 e SkyAtlantic del docufilm “Crescere Neofascisti - Viaggio all’interno dell’universo Lealtà Azione”. Oggi infatti è il gruppo di destra radicale a dire la sua sulla querelle innescata da La Repubblica che ha raccolto le doglianze dell’Anpi e dell’Osservatorio sulle nuove destre. “In merito al documentario – si legge nell’incipit del comunicato diffuso dall’Associazione Culturale Lealtà Azione – si è scatenata da parte del quotidiano La Repubblica una farsesca e pericolosa campagna contro il diritto di cronaca, in barba a quella che dovrebbe essere la deontologia giornalistica”. Le attività svolte dal gruppo, chiariscono, “sono perfettamente legali” e il docufilm le ha raccontate “non certo con toni apologetici” ma “con la correttezza di ricerca delle fonti prima di emettere un giudizio”.

La nota però ripercorre anche gli esordi giornalistici del fondatore del quotidiano che per primo ha denunciato la messa in onda del servizio. Eugenio Scalfari, proseguono quelli di Lealtà Azione, sarebbe “l’incarnazione dell’asservimento al potere” perché “vanta un passato giovanile come caporedattore di Roma Fascista” che era l’organo ufficiale del Gruppo Universitario Fascista. In particolare viene riportato uno stralcio attribuito al fondatore de La Repubblica e risalente al 1942: “Gli imperi moderni quali noi li concepiamo – asseriva uno Scalfari all’epoca giovanissimo – sono basati sul cardine della razza, escludendo pertanto l’estensione della cittadinanza da parte dello Stato nucleo alle altre genti”.

Anche Paolo Berizzi, autore dell’articolo che ha generato la disputa e costretto il regista del docufilm e l’emittente a scusarsi, non è al riparo dagli attacchi.

Lealtà Azione, infatti, chiama in causa una sanzione che gli sarebbe stata comminata dall’Ordine dei giornalisti lombardo nel 2016 poiché non avrebbe “fatto tutto quanto è richiesto ad un cronista diligente per verificare una notizia prima di pubblicarla”. L’episodio in questione, puntualizzano, “si riferisce all’invenzione della notizia di un saluto romano effettuato da un bambino di quattro anni in una scuola materna”.

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