«Il vaccino Oxford-Pomezia è sulla strada giusta. Hanno già pubblicato su Lancet un lavoro che dimostra la capacità a indurre anticorpi e tra poco credo che renderanno pubblici i risultati di protezione». Andrea Crisanti, professore di microbiologia di fama internazionale, è stato additato addirittura come un no-vax. Invece è uno scienziato che chiede solo trasparenza di procedure e conclusioni condivise. Per la sicurezza di tutti. Per questo accoglie con soddisfazione la pubblicazione dei primi dati dell'ultimo vaccino italo-inglese entrato in concorrenza con i due colossi americani di Pfizer e Moderna. «Il vaccino contro il Covid me lo faccio eccome esordisce - ma un prodotto che viene iniettato a milioni di persone deve poter essere valutato dalla comunità scientifica, in modo rigoroso e trasparente soprattutto perché è stata adottata una tecnologia innovativa e in tempi estremamente ridotti, cosa che non si era mai vista prima».
Parole che il presidente di Irbm di Pomezia raccoglie e rilancia. «Condivido in pieno le preoccupazioni del professor Crisanti, e non ho dubbi che prima di commercializzare il vaccino, i dati verranno resi pubblici dalle attività regolatorie, vista la politica di massima trasparenza che ha caratterizzato il nostro vaccino». Dunque, se così fosse, Crisanti potrebbe mettersi in fila per il vaccino di Italo-inglese? «Con questi requisiti mi metterei in fila per qualsiasi vaccino».
Anche l'immunologo Alberto Mantovani si schiera con il collega di cui nutre «massimo rispetto scientifico». E pure lui invita alla «cautela» sui vaccini anti Covid, «perché non si sono visti i dati, saranno sottoposti a un'autorizzazione d'emergenza e bisogna vedere cosa succederà». Per l'immunologo dell'Humanitas nelle parole di Crisanti «vanno colti elementi costruttivi come la necessità e il rispetto dei dati».
Il microbiologo incassa l'endorsement e rilancia: «Mantovani la pensa esattamente come me. La trasparenza crea fiducia. Le mie parole hanno provocato una tempesta in un bicchiere d'acqua. Solo nel nostro paese una discussione sulla sicurezza dei vaccini crea scompiglio, ma certe accuse sono diventate un boomerang per chi me le ha lanciate».
Il professore, da sempre strenuo sostenitore del tracciamento a tappeto per la lotta contro il Covid, ora deve difendersi dai detrattori che lo vorrebbero immolare a «traditore» della causa. «L'Italia è un paese provinciale e solo qui bisogna fare un atto di fede, non è tollerato il senso critico, ma negli Usa e in Inghilterra i vaccini hanno sollevato richieste di chiarimenti». Poi passa agli esempi. «Sul British medical journal un editoriale ha sferrato un attacco ferocissimo alla carenza di trasparenza per la sperimentazione vaccinale e sul Washington Post, associazioni di medici e infermieri dichiarano che non somministreranno il vaccino alla popolazione senza la pubblicazione dei dati sui trial».
Insomma, Crisanti non è affatto solo in questa crociata per la trasparenza. «Ho detto solo una cosa di buon senso purtroppo è stata travisata e manipolata». Poi un invito: «Quando l'Aifa approverà i vaccini, deve condividere i dati soprattutto perché saranno approvati adottando procedure di emergenza. Vale la pena ricordare che per il redemsivir usato per il Covid, è stata adottata la stessa procedura e adesso è in discussione la sua utilità perché poco efficace». Ma con un vaccino gli errori non sono ammessi. Per questo Crisanti chiede cautela.
«La comunità scientifica dev'essere coinvolta durante il percorso della validazione di un vaccino fatto a tempi record. Bisogna offrire più garanzie a tutti conclude Altrimenti può accadere che le osservazioni scientifiche, fatte a posteriori, inducano ad una revisione delle approvazioni stesse. Ma tardive».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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