Agli inizi di agosto, il ministro Elsa Fornero lo aveva preannunciato: "Sicuramente l'autunno non sarà facile, questa crisi è molto pesante e mette a rischio il futuro industriale del nostro Paese". Nonostante poi il titolare del dicastero del Welfare, in tandem con il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, si sia preoccupato di correggere il tiro, affermando che "la crisi è ormai alle spalle" e che "il governo ha risanato il paese, ora tocca alle imprese investire", la sostanza non cambia.
Il pronostico Fornero è stato quantomai azzeccato. Perché basta vedere i numeri dei tavoli di crisi aziendale aperti al ministero dello Sviluppo economico per comprendere come la situazione italiana, in tema di occupazione, sia tutt'altro che rosea. Sono circa 150 infatti le vertenze aperte che coinvolgono circa 180mila lavoratori e oltre 30.000 esuberi.
Numeri da capogiro, forniti dai sindacati che hanno rielaborato dati del ministero. Una situazione definita come la più difficile nell’ultimo ventennio. Per non parlare poi di altre vertenze, con conseguente rischio di perdita del posto di lavoro, che non arrivano nemmeno al ministero dello sviluppo economico, per esempio quelle delle piccole aziende tessili.
Entrando nel dettaglio delle questioni da risolvere, oltre ai casi più eclatanti (come Carbosulcis e Alcoa), ci sono decine di crisi insolute.
In Sardegna, l'Euroallumina ha chiuso. Su 400 dipendenti, il 20% è impegnato nella manutenzione dell’impianto mentre gli altri sono in cassa integrazione. Il nodo resta quello dei costi energetici. L'azienda Fincantieri ha circa 1.300 esuberi ma i livelli di cassa integrazione straordinaria al momento - come spiegato dal segretario generale della Uilm, Rocco Palombella - sono più che doppi rispetto a questa cifra.
Nel settore dell'acciaieria, Lucchini ha chiuso ad agosto l’altoforno di Piombino per carenza di ordini. E così, per i 1.943 lavoratori sono stati adottati contratti di solidarietà. Per quanto riguarda Merloni, la vertenza resta aperta dopo la cessione di tre stabilimenti all’imprenditore della Qs Group con l’impegno di riassumere 700 lavoratori (ma l’azienda ne conta 3.500). Permane problematica anche la situazione dell’Electrolux, con circa 600 esuberi.
Esuberi anche per l’Indesit dopo l’annuncio della chiusura dello stabilimento di None che produceva lavastoviglie: qui i posti a rischio sono 360.
Nel settore automobilistico, alla Fiat di Termini Imerese è incerto il futuro di 1.300 lavoratori dello stabilimento siciliano, chiuso lo scorso dicembre. Incertezza anche per i lavoratori dell’Iribus in cassa integrazione.
La lista dei tavoli aperti è lunga. La Natuzzi, azienda produttrice di salotti, è in crisi e ha chiesto la cassa integrazione per 1.300 dipendenti. Grave la situazione nel settore tessile dove oltre alle vertenze più significative (Omsa e Miroglio), ci sono decine di piccole aziende di conto terzisti che stanno chiudendo con diverse migliaia di lavoratori, soprattutto donne, che perdono il posto.
La Cisl ha inoltre segnalato che uno dei settori più sofferenti è quello delle costruzioni a causa del blocco degli investimenti pubblici, della crisi e dell’aumento dei costo dei mutui. Per l’occupazione si è registrato un calo del 5,1% tendenziale nel secondo trimestre 2012 con un picco del 10,1% al Sud.
Nell'elenco delle vertenze irrisolte non può mancare poi Windjet, l’azienda che ha aperto la procedura di mobilità a metà 2012. A giugno è stato firmato un accordo al Ministero del lavoro per 2 anni di cigs a zero ore per tutti i lavoratori.
Rimanendo nel settore dei trasporti, Meridiana Fly ha aperto la procedura di mobilità da inizio 2012 e da giugno scorso 850 lavoratori sono in cigs per 7 anni. Infine, crisi nera anche nel turismo. Al ministero dello Sviluppo economico sono aperti tavoli per la Valtur e per l’Alpitour.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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