Europa, ottobre 2019, qualcuno ancora analizza il tema della crisi europea, partendo però dalla condizione dell'essere umano. La firma, guarda caso, è ancora quella di Joseph Ratzinger.
Non è certo questo il primo virgolettato sulla crisi antropologica che rischia di divenire una sorta di aforisma guida. Quando a ragionare è la mente del papa emerito, però, il rilancio mediatico è pressoché certo. I dettagli della disamina sono deducibili da una frase rilasciata al quotidiano IlFoglio, una riflessione che è stata pubblicata oggi: "La crisi dell’Europa - sostiene Benedetto XVI, che dà dunque per assodata la sussistenza di una parabola negativa per il Vecchio Continente - prima ancora di essere politica, degli Stati e delle sue istituzioni, è una crisi dell’uomo".
Di seguito l'appunto: "La crisi è innanzitutto antropologica. Un uomo che ha perso ogni riferimento di fondo, che non sa più chi è" . Benedetto XVI, com'è sempre accaduto, sgombera il campo dagli economicisi e dalle sovrastrutture ideologiche: per l'ex pontefice, prima ancora delle organizzazioni e degli enti, è l'uomo a dover ritrovare se stesso. Se esiste una strada per far sì che la traiettoria europea cambi di direzione, allora, questa per il teologo tedesco passa di necessità da un cambiamento, forse da una marcia indietro, in coloro che abitano la nostra zona di mondo.
A ben vedere, Joseph Ratzinger si era già interrogato sulla comparsa di una "nuova antropologia" quando, introducendo "Nuovo Disordine Mondiale" di Michel Schooyans, aveva scritto: "Non si aspetta più che gli uomini, abituatisi oramai alla ricchezza e al benessere, siano pronti a fare i sacrifici
necessari per raggiungere un benessere generale, bensì propone delle strategie per ridurre il numero dei commensali alla tavola dell’umanità, affinché non venga intaccata la pretesa felicità che taluni hanno raggiunto".
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