Spesso non serve guardare oltre il proprio recinto per essere testimoni della rovina di un Paese. Basta guardare nel proprio giardino. Oggi, dall’altra parte del Mar Ionio si assiste alla lenta agonia delle famiglie greche, private della libertà di condurre una vita semplicemente normale e strette nella morsa di una Unione solo di fatto. Eppure in Italia le condizioni economiche delle persone in carne ed ossa non sono poi così diverse. Secondo il Codacons dal 2008, inizio della crisi globale, al 2014 il potere d’acquisto delle famiglie italiane è calato del 12%, in picchiata progressiva. In sostanza, la possibilità economica di poter acquistare è rimasta arretrata di 25 anni. Quel potere gli italiani quasi non l’hanno più; è questa la nuova povertà.
Ecco allora che, in città o in provincia, la spesa in tempi di crisi assomiglia sempre più a quella amara e risicata dei tempi di guerra o della Grande Depressione americana. È il ritorno al vintage sociale, che riesuma per necessità gli usi sperimentati nel passato in tempi di difficoltà utilizzando nuovi elementi di solidarietà. Come a Napoli, dove alcune pizzerie, sfruttando il forte legame con il quartiere, hanno rispolverato l’usanza della "pizza a credito", che i bisognosi possono pagare anche una settimana dopo averla mangiata. Come nel film del 1954 "L'oro di Napoli" (in cui Sophia Loren vendeva fritture a credito), ora alcuni esercizi danno la possibilità ai residenti di non doversi privare di un alimento ormai considerato di base.
Nei bar di tutta Italia, poi, si diffonde a macchia d’olio il "caffè sospeso", l'antica usanza sempre partenopea di lasciare un caffè pagato al successivo cliente che ne abbia necessità. Perché forse a qualcuno potrà sembrare inverosimile, ma sono sempre di più le persone che fanno i conti in tasca anche per bere un caffè, spesso rinunciandovi. Sulla scia della tradizione del caffè prepagato è anche arrivato nelle panetterie italiane il "pane sospeso". Da Padova a Milano, dall’Emilia al Lazio, sono sempre di più le attività che hanno aderito all’iniziativa di sostegno. È la risposta premurosa a un drammatico bisogno: la fame di chi non ha nulla. Si lascia una "rosetta" o un "francesino" già pagati e chiunque può entrare e chiedere la consegna. La crisi è arrivata a mettere in discussione persino il consumo dei beni di prima necessità. E a proposito di beni primari, sono sempre di più le "case dell’acqua" installate in città e in piccoli centri italiani. Iniziato quasi come una moda del momento, l’acquisto dell’acqua self service risulta ora sempre più diffuso, anche grazie al non trascurabile risparmio ottenuto. Si ritorna allora a vedere adulti e ragazzi con cesti di bottiglie di acqua da riempire: scene da anni ’50 del secolo scorso.
Spesso in questi anni si è accostata l’Italia alla Grecia: due Stati in un difficile momento storico, simili per conformazione geografica e antropologica.
Ora le due penisole sono ancora più legate dal compatto strato di povertà delle loro società e dalla triste realtà del mondo contemporaneo: anche i beni di prima necessità si stanno trasformando in "lussi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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