Ghio confonde la violenza con la lotta politica: così strumentalizza se stessa

La premier chiama la consigliera di Genova che ha raccontato un terribile stupro subito a 12 anni. Ma lei ha trasformato quella telefonata in dibattito politico e odio

Ghio confonde la violenza con la lotta politica: così strumentalizza se stessa
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La violenza contro le donne è un dramma. Talvolta una tragedia. Deve vederci tutti uniti al di sopra delle ideologie, dell’appartenenza. È quello che ha pensato Giorgia Meloni quando ieri sera in forma privatissima e riservata ha alzato il telefono e ha chiamato la consigliera comunale Francesca Ghio dopo la sua coraggiosa testimonianza sulla terribile violenza sessuale subita quando aveva 12 anni. Non c’era politica in quella telefonata, non c’erano le ideologie contrapposte, c’erano due donne con le loro sensibilità.

Giorgia non voleva parlare di politica, voleva fare un plauso al coraggio di Francesca e dirle che le era umanamente vicina. Non è stato così per la consigliera che ha trasformato quella telefonata in dibattito politico. Non era quello lo scopo. Una volta riagganciato il telefono la Ghio ha scritto un post social durissimo contro Giorgia. Le ha vomitato addosso la responsabilità dello stupro che ha subìto da bambina: “Buonasera Presidente. Sono Francesca e se sono morta a dodici anni è anche colpa di persone come lei, che pur avendo il potere nelle mani e gli strumenti per cambiare, scelgono di guardare da un’altra parte”.

Ma come da un’altra parte? Giorgia ha provato a guardare dalla sua parte ma non glielo ha permesso. Anzi, ha trasformato la sua terribile vicenda come pretesto per fare campagna politica contro il governo. Ha stumentalizzato se stessa. Due modi diversi di vedere la vita. Di fronte a uno stupro. Giorgia Meloni reagisce sul piano umano. Pensa che la politica non c’entri. Che uno stupro non sia occasione di polemica. Francesca Ghio invece è piena di rabbia. Confonde la violenza subita con la lotta politica. Si scaglia contro i bersagli politici perché non può scagliarsi contro gli uomini violenti. Finché però non riusciremo a unirci, a proteggerci a vicenda, a sentirci sorelle, vinceranno sempre i violenti.

Contro la violenza serve la solidarietà, l’amicizia, la gentilezza. Per battere gli orchi c’è bisogno di amore, non di odio. E l’odio di Francesca Ghio ci insegna che siamo ancora molto lontane care donne in quella lotta che vorremmo poter vincere tutte insieme

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