La lotta contro il Covid-19 passa da tre obiettivi fondamentali: completare le vaccinazioni per le fasce sociali più deboli, curare un maggior numero di ammalati Covid a domicilio e riorganizzare la rete delle strutture ospedaliere. É ciò che sta facendo l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte Luigi Icardi, che ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano La Verità, nel corso della quale ha fatto il punto della situazione in un territorio dove il Coronavirus continua a imperversare in maniera preoccupante. Il suo modello potrebbe fare breccia in altre regioni in difficoltà. Intanto, il Piemontese conta quasi 9.600 morti in un anno di pandemia e un’emergenza sanitaria continua, nonostante siano stati duplicati i posti letto in terapia intensiva e triplicati quelli in terapia semintensiva. Le categorie più colpite, come nel resto d'Italia, sono gli anziani e le persone con patologie pregresse, “ma – ha detto Icardi – stiamo tenendo botta, dato che nessun piemontese si è fatto curare fuori regione”.
La sfida da vincere è, innanzitutto, quella dei vaccini. Il Piemonte è stabilmente tra le prime tre regioni d’Italia per numero di antidoti somministrati, anche se sono pochi rispetto alle esigenze. “Dico sempre – ha evidenziato l’assessore – dateci le fiale e porteremo a casa i risultati”. La seconda ondata della pandemia sta facendo grossi danni; più della metà dei decessi è avvenuta in quest’ultimo periodo,“perché non c’è stato un lockdown totale”. Icardi è convinto che in questo modo il virus è circolato di più, con conseguenze negative. Nonostante tutto, però, l’assessore ha rassicurato sulla tenuta degli ospedali. “In caso di emergenza – ha spiegato – possiamo aprire la struttura da campo del Valentino, con 455 posti letto”.
Sulle chiusure drastiche l’esponente politico ha le idee chiare. Icardi ritiene che le zone rosse siano prerogativa del Governo. “Se stai chiuso – ha dichiarato – devi essere risarcito e questo è compito soprattutto dell’esecutivo centrale”. La Regione Piemonte, in ogni caso, nonostante il proficuo e costante rapporto con il ministero della Salute, sta cercando di mettersi in proprio, con nuovi protocolli di cura a domicilio dei contagiati, un esempio che presto potrebbe essere imitato da altri governatori. Si è cominciato a considerare in maniera diversa il lavoro svolto dai medici di base nelle varie province. “Si sono spesi in prima persona per curare i pazienti a casa – ha sottolineato Icardi – anziché lasciarli lì in ‘vigile attesa’ degli eventi o mandarli a intasare gli ospedali”. I primi protocolli sperimentali sono partiti nei distretti sanitari di Aqui e Ovada è i risultati sembrano essere stati soddisfacenti.
“Nella prima ondata l'ospedalizzazione dei pazienti Covid-19 – ha continuato l’assessore – si è ridotta del 30% rispetto alla media nazionale. Il tasso di letalità è sceso allo 0,8% contro una media nazionale del 3,2%”. In Piemonte è stata reintrodotta l'idrossiclorochina nella fase iniziale della malattia, insieme a farmaci antinfiammatori non steroidei e alla vitamina D. Quindi spazio al farmaco antimalarico, osteggiato apertamente dagli specialisti. Il virologo Roberto Burioni è stato tra i più duri nel condannare l’utilizzo di questo medicinale. “Affermazione veramente poco rispettosa di quei colleghi medici che combattono in prima linea senza cercare i riflettori”, ha sentenziato Icardi.
La Regione, per completare i protocolli, sta attivando ambulatori Usca per gli accertamenti diagnostici altrimenti non eseguibili o difficilmente eseguibili a domicilio. Ma il programma delle cure a casa è ormai partito e si attendono i primi risultati, sotto lo sguardo attento delle altre regioni d'Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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