A 11 anni fanno già sexting: tutto ciò che i genitori non vogliono sapere dei figli

Fanno sexting 2 adolescenti su 5, mentre i dati sul cyberbullismo rivelano che, solo nel 2016, 235 minori sono stati vittime di crimini in rete e 31 sono stati denunciati per quei reati

A 11 anni fanno già sexting: tutto ciò che i genitori non vogliono sapere dei figli

I numeri sui crimini in rete a danno dei minori continuano a crescere e coinvolgono sempre più i giovanissimi.

Durante la firma di uno speciale protocollo tra la Casa Pediatrica di Milano e la Polizia di Stato, sono stati resi pubblici i dati relativi al 2016 sui crimini sessuali in rete e sul cyberbullismo che vedono i minorenni coinvolti sia in qualità di vittime che di perpetratori.

Sexting

Secondo una ricerca condotta a livello nazionale da "Pepita Onlus" nel 2016, oltre il 40% degli adolescenti intervistati ha inviato messaggi/foto/video a contenuto sessuale e il 60% degli intervistati ha ricevuto messaggi/foto/video a contenuto sessuale.

In Italia 2 adolescenti su 5 hanno fatto sexting almeno una volta e il primo messaggio con contenuto sessuale viene inviato da ragazzi che hanno un’età compresa tra gli 11 e i 14 anni.

Il 10% degli adolescenti (1 ragazzo su 10) ha fatto selfie intimi o senza i vestiti e il 3% ha pubblicato queste foto intime sui social network per mettersi in mostra.

Il questionario sul Sexting è stato distribuito ad un campione di 2.800 ragazzi e ragazze in 16 regioni italiane (scuole, oratori, associazioni sportive) dagli 11 ai 17 anni. Il 41% ha dichiarato di essersi sentito a disagio qualche volta quando qualcuno lo ha guardato. Al 64% dei ragazzi è capitato almeno una volta che qualcuno facesse allusioni sessuali sul loro corpo, sui loro atteggiamenti o sulla loro persona.

Al 73% è capitato che almeno una volta ricevessero, anche senza volerlo, foto o video con contenuti sessualmente espliciti e/o pornografici: il 36% da amici, il 31% da compagnio e l'11,38% da uno sconosciuto. Il 25,42% di loro ha provato curiosità, il 24,7% indifferenza, il 21,34% disagio e il 46,63% lo ha cancellato.

Alla domanda "per quali ragioni hai deciso di condividere un messaggio/video/foto a contenuto sessuale ricevuto da un'altra persona?", il 29,5% degli intervistati ha risposto per dimostrare di essere figo, il 23,79% perché è divertente, il 16,30% per alimentare le mie relazioni.

I ragazzi utilizzano per il 67% Whatsapp, per il 57% Instagram e epr il 43% Snapchat per condividere foto, video e messaggi.

Cyberbullismo

Nel 2016 sono state 235 le denunce di crimini in rete le cui vittime sono minori, mentre 31 sono i minori denunciati perché si sono resi responsabili delle fattispecie di reato.

Nello specifico, 8 minori sono stati vittime di stalking e uno è stato denunciato perché responsable del reato.

I minori vittime di diffamazione on-line, invece, sono stati 42, e 11 i minori denunciati.

Per quanto riguarda le ingiurie, le minacce e le molestie sono stati 88 le vittime minorenni, contro 6 minori responsabili.

Settanta minorenni hanno subito il furto di identità digitale sui social, reato per il quale sono stati denunciati 3 minorenni.

Infine, la diffusione di materiale pedopornografico ha coinvolto 27 minori in qualità di vittime e 10 minori come responsabili del reato.

L'accordo

Oggi la Casa Pediatrica Fatebenefratelli di Milano ha siglato un protocollo d’intesa con la Polizia di Stato per prevenire e contrastare il cyberbullismo.

L’obiettivo dell'accordo è rafforzare la circolarità delle informazioni sui temi della sicurezza in Rete fornendo ai giovanissimi, agli adulti di riferimento e agli operatori del settore strumenti concreti per la loro salvaguardia.

cyberbullismo

L’accordo rientra in un progetto più ampio che vede, da un lato, la Polizia Postale e delle Comunicazioni realizzare specifiche azioni di formazione per un uso corretto del web rivolte sia alle figure professionali del Fatebenefratelli che ai giovani pazienti della struttura milanese, dall’altro, la Casa Pediatrica Asst Fatebenefratelli- Sacco di Milano quale Ente coordinatore di una rete nazionale composta da diversi poli regionali.

Ciascun polo regionale sarà coordinato da strutture sanitarie che applicheranno il modello di cura di Casa Pediatrica, già attivo dal 2008. Un sistema capillare di intervento che potrà contare anche sul supporto scientifico delle Università e coinvolgere tutte le singole comunità locali, dalle scuole alle associazioni sportive, dagli oratori alle istituzioni locali, per curare le patologie che affliggono i minori: coloro che subiscono condotte di bullismo e cyberbullismo, come pure i loro coetanei che le esercitano.

“Ormai da diversi anni, la Polizia di Stato è impegnata in campagne di sensibilizzazione finalizzate a ridurre i rischi connessi ad un uso improprio del Web, soprattutto nei confronti dei cosiddetti nativi digitali", ha spiegato il Prefetto Roberto Sgalla, Direttore

Centrale per la Polizia Stradale, ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali della Polizia di Stato, firmatario del protocollo insieme ad Alessandro Visconti, Direttore Generale dell’ASST Fatebenefratelli Sacco.

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