La forza di un governo si misura anche da quanto è ascoltato e rispettato sulla scena internazionale. E siccome uno Stato è un po' come un corpo umano, cioè non tutte le azioni che compie sono nobili, nei rapporti internazionali hanno inventato la realpolitik, detta anche «politica concreta», che esclude etica e principi, a volte anche le leggi. Se una cosa s'ha da fare la si fa, punto e basta. Deve vincere la «ragione di Stato», l'interesse prevalente. Per questo, al di là delle chiacchiere, non facciamo nulla contro l'India che ci tiene ingiustamente prigionieri due marò: rischieremmo di mandare in fumo accordi economici e commerciali per miliardi di euro.
Per questo non minacciamo l'Europa che adotta una politica sull'immigrazione che ci mette in seria crisi: perderemmo la sua complicità nel taroccare i nostri conti pubblici. Ma a tutto ci deve essere un limite, almeno la forma andrebbe salvata. Il limite l'ha superato l'Egitto, convinto che noi italiani siamo evidentemente dei beoti. Avete presente il caso di Giulio Regeni, il giovane ricercatore che studiava il mondo dell'opposizione al regime egiziano, ucciso due mesi fa al Cairo dopo essere stato rapito e torturato per giorni? Bene, dopo tante ricostruzioni false e molte reticenze, ieri alcuni giornali egiziani filogovernativi hanno annunciato - poi confermati dalle autorità locali - la soluzione del caso. Giulio Regeni sarebbe stato ucciso da due sequestratori di turisti guarda caso morti ieri l'altro durante uno scontro a fuoco con la polizia. Versione ridicola: non ha senso che dei sequestratori torturino per giorni il proprio ostaggio fino a farlo morire, non si capisce perché dovrebbero conservare in casa per mesi - lì li avrebbero trovati ieri - il suo passaporto, i suoi telefonini, i suoi soldi contanti.
La prima cosa che fa un bandito è infatti liberarsi delle prove che potrebbero incastrarlo. Capiamo che il governo egiziano debba allontanare da sé i sospetti, più che fondati, che a torturare e uccidere Giulio siano stati i suoi servizi segreti perché lo ritenevano una spia dell'opposizione. Capiamo che la realpolitik di cui sopra ci costringa a non mettere all'indice un dittatore, il leader egiziano Al Sisi, unico alleato arabo nella lotta all'Isis.
Ma così è troppo. Se Renzi, dopo aver piegato la testa all'India e alla Merkel, prenderà per buone anche le parole di Al Sisi su Regeni, allora non è più realpolitik. È tradimento del mandato, abbandono di noi italiani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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