Danilo Coppola condannato a 7 anni per bancarotta

L'imprenditore dovrà risarcire risarcire oltre 150 milioni a Porta Vittoria spa. La difesa preannuncia ricorso

Danilo Coppola condannato a 7 anni per bancarotta

I giudici del tribunale di Milano hanno condannato Danilo Coppola a 7 anni di carcere per bancarotta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte in relazione ad alcuni fallimenti tra cui il crac di Porta Vittoria spa. La presidente Luisa Ponti e gli altri magistrati hanno accolto, almeno in parte, la richiesta dei pm Mauro Clerici e Giordano Baggio. Coppola dovrà versare a Porta Vittoria spa, una delle parti civili, oltre 153 milioni di euro più gli interessi.

Viene mantenuto il sequestro di alcuni immobili già bloccati nel settembre 2016. I giudici hanno ordinato il pagamento di una provvisionale di 50 milioni al fallimento Gruppo Immobiliare 2004 spa. Disposte l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, l'inabilitazione all'esercizio di un'impresa commerciale e l'incapacità a esercitare uffici direttivi per 10 anni. Secondo la difesa, che fa sapere che impugnerà il provvedimento, Coppola ha dimostrato ravvedimento versando negli anni all’Agenzia delle entrate circa 240 milioni.

Già condannato in primo grado a 9 anni dai giudici romani per un’altra bancarotta, Coppola era stato arrestato nel maggio 2016 nell’ambito dell’inchiesta milanese: dal carcere era uscito dopo tre mesi per gli arresti domiciliari, dopo aver perso molto peso ed essere stato giudicato "incompatibile con il regime detentivo". La Porta Vittoria Spa, fallita nel 2016, era stata fondata per la riqualificazione di un’area di 151 mila metri quadrati, già scalo ferroviario poi dismesso, nell’area sud-est di Milano. L’operazione è andata a monte a causa di gravi problemi finanziari: secondo l’accusa, confermata dal tribunale con la condanna di oggi, Coppola avrebbe dissipato, sottratto o distratto denaro per un totale di 664 milioni di cui 320 nascosti al fisco.

Per la difesa ci sono responsabilità anche del Banco popolare. Secondo quanto riferiscono fonti legali oggi è stata disposta anche la trasmissione degli atti ad altra procura, proprio per appurare la posizione dell’ad del Banco popolare e del suo avvocato,

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