Le indagini sulla morte di David Rossi sono diventate, negli anni, uno dei grovigli giudiziari più complessi da sciogliere.
Il manager del Monte dei Paschi di Siena cade dal terzo piano di uno degli uffici della banca. Nel centro storico della città toscana, però, nessuno vede né sente nulla. Eppure, il vicolo su cui affaccia la finestra della stanza è un’area videosorvegliata. Come mai questo vuoto? Come mai questo silenzio a cui nessuno sa - o forse sarebbe meglio dire osa - rispondere? Per cercare di ricostruire il quadro completo degli avvenimenti di quella sera di marzo è stato acquisito un solo video delle decine di telecamere del palazzo di Mps e, da quelle poche immagini che riprendono la caduta del corpo, sono emersi col tempo alcuni dettagli fondamentali per comprendere cosa sia successo in quelle ore e a convincere i parenti di David che la sua morte non può esser derubricata a suicidio.
Le dinamiche della caduta
ll corpo di David precipita per circa 15 metri. Dal video si può osservare la sagoma che cade con il busto in verticale e la faccia rivolta verso il muro del palazzo. Poi il colpo a terra. Le dinamiche della caduta rappresentano il primo interrogativo che mette in dubbio l’ipotesi del suicidio. Secondo gli ingegneri che hanno studiato con attenzione i video delle telecamere, la prima cosa inspiegabile è l’assenza di rotazione del corpo di David che, se si fosse spontaneamente lasciato cadere dalla finestra senza opporre resistenza, sarebbe caduto in una posizione differente, con le spalle rivolte verso terra o, addirittura, di testa.
Ma c’è di più. Perchè secondo i giudici che hanno archiviato il caso, a quella caduta verrebbero ricondotti tutti i segni e le ferite riportati sul corpo di David. Sul viso ci sono due chiare ferite. Una, nel labbro superiore, e l’altra sul naso. Entrambe sono collegate da una lesione lineare che percorre tutta la parte centrale del volto. Sulla zona esterna dello zigomo sinistro, lividi marcati. Oltre ad alcune ferite sul capo. Sul polso sinistro una ferita circolare e profonda ricalca le forme della cassa dell’orologio che l’uomo teneva al braccio. Come se qualcuno avesse premuto con forza sull’oggetto, ferendo il corpo dell’uomo. Sulle braccia i segni evidenti di ecchimosi piccoli e ravvicinati sembrerebbero disegnare la presa di una mano attorno all’arto. Nella parte centrale dell’addome, un altro livido e una grande contusione all’inguine.
Secondo i periti che hanno osservato con attenzione i video della caduta di Rossi, tutti quei segni ritrovati sul suo corpo non possono essere riconducibili alla caduta. Se a provocare le lesioni fosse stato il colpo sull’asfalto, con ogni probabilità, le ferite sarebbero state ritrovate, quasi unicamente, nella parte posteriore del corpo, tra la schiena e il bacino, essendo David precipitato con la schiena rivolta verso il suolo. Eppure il viso è tumefatto e l’addome e l’inguine colpiti. Nelle relazioni dgli investigatori è stato ipotizzato che il manager avesse sfregato contro il muro del palazzo. Ma rimane inspiegabile come, se le cose fossero andate così, sul corpo non siano state ritrovate profonde abrasioni. E allora com’è che David si era provocato delle ferite? C’era stata una colluttazione antecedente alla tragedia? Siamo di fronte a nuove domande senza risposta. I familiari però non faticano a crederci. David, per loro, è stato picchiato.
Il mistero dell'orologio
Sono le 20.16. È passata mezz’ora dal momento della caduta di David. Dal video delle telecamere di sorveglianza si vede precipitare qualcosa dalla finestra. La direzione in cui atterra l’oggetto misterioso è la stessa in cui verrà ritrovato l’orologio di Rossi. La lancetta delle ore segna un punto tra le 20 e le 20 e trenta. Se l’uomo avesse avuto il suo orologio al polso al momento della caduta questo si sarebbe fermato prima delle otto di sera, proprio dopo la botta. E invece il meccanismo ha continuato a funzionare fino a dopo le 20. Un’ipotesi confermata da una delle perizie richieste dai familiari e che rende ancora più plausibile la pista precedente. Le colluttazioni avvenute prima della caduta già suggerite dai segni sul corpo di David. Durante lo scontro fisico l’orologio si sarebbe staccato dal polso e poi, qualcuno, avendolo trovato ancora nell’ufficio, avrebbe deciso di farlo piombare giù, proprio accanto al corpo di David.
La telefonata di Carolina
Le 20.16 segnano il momento di un altro fatto straordinario e senza spiegazione. È proprio quello l’istante in cui Carolina prova a chiamare suo papà sul cellulare e, a quella chiamata, qualcuno risponderà per circa tre secondi. Ma chi? Chi c’era in quel momento dentro l’ufficio per poter rispondere alla telefonata? Un minuto dopo, sempre dal telefono di David parte una chiamata verso un numero misterioso. Il 4099009. Forse il numero di un conto dormiente, una successione di numeri casuali, un codice pin per accedere ad un dispositivo? Cosa fosse quel numero contattato nessuno ha mai saputo spiegarlo.
Le indagini
Quando la polizia entra nell’ufficio di David trova nel cestino tre fogli accartocciati che sembrerebbero il tentativo di una lettera, indirizzata alla moglie, in cui l’uomo cerca di spiegare i motivi della sua decisione di farla finita. In quelle righe però, alcune parole insospettiscono Antonella. “Toni, amore e scusa”. Secondo la donna le parole ritrovate su quei fogli accartocciati non sono state scritte volontariamente da suo marito. “Non mi chiamava mai in quel modo né Toni, né tantomeno amore e lo faceva volontariamente, scherzavamo su questo - ci spiega - la parola scusa non faceva proprio parte del suo vocabolario, lui non diceva mai scusa”.
Eppure secondo la perizia calligrafica quella è proprio la scrittura di David. Ma la moglie non ha dubbi “è stato il suo modo di farmi capire che non l’ha scritto di suo spontanea volontà, voleva mandarmi un campanello d’allarme per dirmi: guarda che sono stato costretto. E così è stato da lì sono nati i primi dubbi". Su questo, però, il gip ha forti perplessità. I fogli ritrovati sono tre, come se chi stesse obbligando David a scrivere quel foglio avesse anche fatto attenzione a come la lettera venisse scritta. Improbabile per gli inquirenti in un momento di così alta tensione.
"Help. Stasera mi suicido"
È il 4 marzo del 2013 quando David scrive alcune e-mail a Fabrizio Viola, amministratore delegato della banca. Uno scambio di messaggi di lavoro, suddiviso in 14 email che si succedono, sempre con lo stesso oggetto. Tranne una. Dall’indirizzo di David parte un messaggio dall’oggetto “Help” e dal testo scioccante: “Stasera mi suicido, sul serio, Aiutatemi!”. Nelle mail successive né David né Viola fanno riferimento a quella richiesta di aiuto mandata dal manager che morirà solamente due giorni dopo. Ciò di cui continuano a discutere è invece dell’intenzione di David di andare a parlare con i magistrati e della richiesta all’amministratore di fare da tramite. Quando David capisce che l’amministratore delegato non è d’accordo all'idea del suo incontro con i magistrati, allora sembra fare marcia indietro. Lo fa intentendere nelle successive email. Tre, consecutive. In cui sembra voler far capire a Viola che ha rinunciato alla sua idea. Il manager spiega che forse non è necessario anche perché non ha niente di sostanziale da dire e chiede scusa per l'inconveniente all’amministratore. Un cambio di rotta che sembra far trapelare una paura: quella di aver detto alla persona sbagliata le proprie intenzioni.
David non riuscirà mai ad andare a parlare in procura. Ma quella fatidica mail in cui David avrebbe fatto trapelare la sua disperazione qualcuno l’aveva notata. Si tratta di Lorenza Pieraccini, allora assistente di Fabrizio Viola. Quando la donna vide quel messaggio inquietante decise di andare dal responsabile della segreteria con quelle parole stampate nero su bianco. Ma nonostante la denuncia della Pieraccini nessuno ha fatto niente e dopo tre, quattro giorni, quella mail è sparita. Più tardi Viola dichiarerà ai magistrati di non aver mai visto quel messaggio. Che invece, la testimone mai ascoltata dalla procura, dichiara di aver visto aperta e quindi visualizzata. Dunque, anche nel caso si trattasse veramente di un suicidio, da quanto trapela dalla testimone delle mail ben due persone oltre a lei avrebbero saputo del campanello d’allarme lanciato da David e, entrambe, non avrebbero fatto niente per impedire la tragedia.
Il mistero dell’ufficio di David
Secondo i racconti di una dipendente e collega di David del Mps quando lei, la stessa sera, esce dal luogo di lavoro la porta dell’ufficio di David è aperta e la luce ancora accesa. Si scoprirà poi che all’ora dell’uscita della donna, attorno alle 20, David era già sul selciato eppure, quando la figlia entrerà, circa mezz’ora dopo, all’interno della stanza, troverà la porta chiusa. Chi è entrato nell’ufficio del manager dopo la caduta? Perché la porta non era ancora aperta all’arrivo di Carolina? Nelle stesse ore in banca un’altra persona era presente. Si tratta del sorvegliante alle telecamere di sicurezza che, nonostante fosse di turno, non si è accorto di niente e per ore non ha notato se all'interno dell'edificio ci fosse qualcuno, né la caduta o il corpo di David Rossi inerme a terra.
In un video girato dal primo poliziotto che entra nell’ufficio di David due ore dopo l’accaduto si notano alcune incongruenze nella posizione degli oggetti all’interno della stanza rispetto alle foto della polizia scientifica arrivata poco dopo per fare i rilievi. La giacca di David, nel video, si trova sulla sedia appoggiata in maniera disordinata e la sedia è rivolta verso la scrivania. Nelle fotografie presentate dalla scientifica, invece, la stessa giacca cambia posizione. È sistemata, in maniera ordinata, sulla spalliera della sedia che adesso non è più rivolta verso la scrivania bensì girata di lato. Eppure in quelle ore la stanza sarebbe dovuta essere sotto sequestro e nessuno sarebbe dovuto entrare. Ma anche se qualcuno si fosse recato lì, perché mettersi ad ordinare gli oggetti in un momento del genere? A cambiare posizione sono anche alcuni documenti posti sopra la scrivania del manager. Nel video i fogli si trovano di fronte alla sedia, al centro del tavolo sul porta documenti in pelle mentre; nelle foto, si sono spostati in fondo al tavolo accanto ad alcune agende. Le stesse agende che nel video sono posizionate all’angolo della scrivania; nelle foto invece sono al centro del tavolo. Accade lo stesso per le ante della libreria dello studio: nel video sono chiuse, mente nel materiale della scientifica sono aperte, spalancate. Nel video il monitor del pc è nero, in stand by, mentre nelle foto della scientifica, scattate ore dopo, lo schermo è acceso. Qualcuno ha inquinato la scena del crimine?
Errori che, in parte, sono stati persino ammessi dallo stesso giudice. Mancanze evidenti che hanno contaminato per sempre le dinamiche di quella tragedia e marchiato col mistero gli eventi di quella notte. Persino sulle carte, scritte nero su bianco, si ritrovano inesattezze inspiegabili. È nella prima ordinanza che il giudice certifica un errore investigativo che ha influenzato le indagini. L’ora della caduta di David viene posticipata di 26 minuti rispetto a quando è realmente avvenuta; il giudice inoltre crede che David sia rimasto in vita per qualche minuto mentre ne sono passati più di 20. Ma questo è solo l’inizio. Nella seconda ordinanza viene dato atto che la segretaria dell’amministrazione di Fabrizio Viola, Lorenza Pieraccini, è stata sentita come testimone dalla procura. Cosa che invece non è mai avvenuta e che succederà soltanto anni dopo durante il processo penale della moglie di David e del giornalista Davide Vecchi. La procura e il tribunale fanno un comunicato stampa per rispondere a “queste accuse” e giustificare il proprio operato. Secondo quanto dichiarano non è stato necessario analizzare i vestiti di David perché si dava per scontato che fosse stato un suicidio. E sul suo corpo? Perché non è mai stato fatto niente? Su questo la procura ammette che non vi è stato un accertamento medico-legale adeguato.
E ancora. Sempre secondo la procura, “con il senno di poi” sarebbe stato necessario mantenere sotto sequesto i tovaglioli con il sangue. Anche se, secondo gli inquirenti, i risultati delle rilevazioni su quei pezzettini di carta non avrebbero potuto verificare se effettivamente prima della morte ci fosse stata una colluttazione che avrebbe provocato le ferite ritrovate sul corpo di David. Sulla presunta caduta dell’orologio, invece, la giustificazione è stata che la ferita sul polso di David è stata provocata dallo schianto del braccio sinistro a terra. Ciò che però lascia spazio ai dubbi, anche in questo caso, sono proprio le dinamiche del botto. David infatti, cadendo, sbatte prima il braccio destro e poi, quando è già sull’asfalto, quello sinistro in cui ha l’orologio. Ma se la cassa dell’orologio viene trovata adiacente alla mano destra di Rossi il cinturino, invece, misteriosamente finisce in basso a destra accanto alla scarpa dell’uomo.
Eppure dal video non si vede nessun rimbalzo del cinturino che sarebbe dovuto schizzare in avanti e che, per giunta, non è stato notato neanche dagli operatori del 118 che hanno soccorso David. Per verificare questo punto però sarebbero servite le immagini del video anche nel momento dell’intervento dei sanitari. Quel pezzo di riprese che i pm non hanno mai richiesto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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