Il declino inarrestabile del giornalismo inglese

L'attacco alla penisola in un articolo pieno di stereotipi sul Daily Telegraph

Il declino inarrestabile del giornalismo inglese
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Gli stereotipi sono una piacevole forma di sonnolenza del pensiero, un dolce naufragio nel luogo comune socialmente accettabile. Quelli nazionali, poi, sono pure divertenti: i messicani che fanno la siesta con il sombrero, i tedeschi con i sandali e il wurstel d'ordinanza, gli inglesi pallidi e bianchicci che arrossiscono appena vedono una donna. Tutto bellissimo, scagli la prima pietra chi, chiacchierando con gli amici, non si è mai lasciato andare alla tentazione.

A volte, però, le cose cambiano e degli stereotipi si diventa vittime. Non tra le sdraio di una spiaggia in un lungo week-end estivo, ma dalle colonne di un giornale, il Daily Telegraph, che è, o dovrebbe essere, uno dei pilastri della classe dirigente britannica. E a intingere la penna nel veleno contro gli italiani e in particolare gli uomini italiani, non è una chiunque, ma la mitica Petronella Wyatt, protagonista di una torrida storia d'amore di sesso con l'ex premier Boris Johnson, rampolla di razza dell'establishment britannico, figlia di due genitori che, come lei stessa ha scritto in un libro, frequentavano abitualmente miliardari come Rupert Murdoch e Sir James Goldsmith, attori come Liz Taylor e Richard Burton, aristocratici o membri della famiglia reale come la principessa Margaret e la Regina madre.

Che cosa scrive la buona Petronella di noi? Per iniziare racconta una barzelletta che, dice, circolava tra le truppe inglesi in Abissinia durante la Seconda guerra mondiale. «Quale è la definizione di vergine abissina? Risposta: una capra che corre più veloce di un soldato italiano». Come barzelletta, ammette, «non è granché, ma illustra bene il dilemma dell'Italia attuale. Non è rimasto nulla se non lo stereotipo. Questo è evidente nei suoi teatri d'opera, come La Fenice, bruciata completamente per due volte... Ma alla maggior parte degli italiani la cultura interessa tanto quanto ai soldati di Mussolini che andavano a caccia di capre».

Il problema, continua l'arguta Petronella, è che gli italiani non sono gli eredi di Tacito e Cicerone, «semmai dei loro schiavi e di quella massa di straccioni barbari, come Franchi e Goti» che invasero il Paese alla fine dell'impero romano. Se si eccettua la Toscana del Rinascimento «nulla ha mai distinto la Penisola, se si eccettuano i periodi in cui era sotto la dominazione straniera. Nulla è così italiano quanto il concetto di dominazione straniera. Prima dell'unificazione è stata solo la monarchia asburgica a dare una parvenza di ordine all'Italia del Nord». E quanto al Sud, diciamoci la verità, «è peggio della Turchia». Terminata la lezione di storia l'ex amante di Boris Johnson passa all'attualità. Citando tale Luciano Rossi (presentato come un autore noto, è in realtà sconosciuto perfino a Internet) che sta scrivendo un libro sulla nuova mascolinità, la Wyatt, allude en passant al fatto che gli italiani dovrebbero imparare a lavarsi, e poi aggiunge che ora, con il femminismo, i maschi della Penisola rischiano di perdere anche l'ultimo stereotipo, quello sull'«amore» (ovviamente in italiano nel testo). Una cosa sola «è rimasta predominate dai tempi degli antichi: la pigrizia».

Ora, che dire di tanto sproloquio? Fatte salve le considerazioni iniziali sulla leggerezza degli stereotipi, la tentazione è quella di farsi qualche domanda sull'establishment inglese e sulla sua stampa. E di chiedersi in quale giornale italiano avrebbero potuto trovare posto le tanto alate considerazioni.

Senza farsi illusioni sulla Penisola e sul malandato stato dei suoi media la risposta è semplice: nessuno le avrebbe pubblicate.

E allora, forse, a Petronella bisogna dire grazie: sempre consapevoli dei nostri limiti, ma, evidentemente, c'è qualcuno che sta peggio di noi.

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