Michele Buoninconti è stato condannato a scontare trent’anni di carcere per l'omicidio volontario premeditato e l’occultamento di cadavere della moglie, Elena Ceste. Il giudice Roberto Amerio ha accolto le tesi del pm Laura Deodato che aveva chiesto il massimo della pena nel processo di primo grado col rito abbreviato. La casalinga di Costigliole d’Asti era scomparsa da casa nel gennaio del 2014. Dopo nove mesi era poi ritrovato il cadavere a Isola d'Asti, gettato in un canale di scolo del rio Mersa.
È la mattina del 24 gennaio 2014 quando Michele esce dalla sua casa di Costigliole d’Asti per accompagnare i quattro figli a scuola. Al suo ritorno la moglie non c’è più. È l’inizio del giallo che si è concluso oggi, dopo quasi due anni di colpi di scena, con la condanna in primo grado dell’uomo a trent’anni, il massimo della pena prevista con il rito abbreviato. Michele non ha avuto alcuna reazione particolare: è rimasto impassibile mentre il giudice leggeva la sentenza. I genitori di Elena, invece, sono scoppiati in lacrime. Ora dovranno andare a casa a spiegarlo ai bambini di cui i nonni hanno la patria potestà.
"Fino a un mese fa nulla era stato loro detto - ha raccontato Carlo Tabbia, legale della famiglia Ceste - ma a questo punto bisognava prepararli, era impossibile non dirgli nulla. La scorsa settimana gli si è stato spiegato cosa succedeva". In cuor loro speravano in una realtà diversa. La sentenza di primo grado è, infatti, un grosso colpo perché è la conferma che Michele ha ucciso Elena- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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