Omicidio Rea, ergastolo per Parolisi

A Teramo, il caporalmaggiore è stato condannato in primo grado all'ergastolo per l'omicidio della moglie. La difesa dell'imputato aveva chiesto l'assoluzione per insufficienza di prove

Omicidio Rea, ergastolo per Parolisi

"Non credo ci possa essere una via di mezzo, a mio parere il giudice si esprimerà per l’ergastolo o per l’assoluzione", aveva detto l’avvocato di Salvatore Parolisi, Valter Biscotti, in attesa della sentenza del gup Marina Tommolini sul caso Melania Rea.

La procura chiedeva l’ergastolo senza isolamento diurno per omicidio pluriaggravato, vilipendio e deturpamento di cadavere. La difesa chiedeva l'assoluzione. E alla fine, dopo quattro ore di camera di consiglio, la sentenza è arrivata: ergastolo. Al caporalmaggiore sono state comminate tutte le sanzioni accessorie, dall’interdizione perpetua dai pubblici uffici alla perdita della patria potestà genitoriale. Per Parolisi il giudice ha stabilito anche un risarcimento di un milione di euro.

Salvatore Parolisi si è lasciato andare a un pianto dirotto quando ha fatto rientro nella sua cella nel carcere di Castrogno, alla periferia di Teramo. Singhiozzando - secondo quanto apprende l’Ansa - ha ripetutamente imprecato e ha più volte ha urlato la propria innocenza. Parolisi è stato risistemato
nella cella 35 della prima sezione nord, la stessa che occupa ormai da diversi mesi e che ospita un numero contenuto di reclusi. Per ragioni di sicurezza, il cancello della cella è chiuso, mentre la porta (il cosiddetto blindo) resterà aperta per una assidua vigilanza del detenuto da parte della polizia penitenziaria.

Una delle zie di Melania Rea si è affacciata dal portone della casa dei genitori della donna uccisa dal marito ed ha urlato ai giornalisti: "Avete sentito". Ed ha fatto un breve applauso. La donna ha anche riferito che Vittoria, la mamma di Melania, non se la sente, al momento di rilasciare dichiarazioni.

"Non ha vinto nessuno". Così, con le lacrime agli occhi, il papa di Melania, Gennaro Rea, ha commentato la sentenza del gup di Teramo. Intanto, in casa Rea, una delle zie di Melania si è affacciata dal portone della casa dei genitori della donna uccisa dal marito ed ha urlato ai giornalisti: "Avete sentito". Ed ha fatto un breve applauso. La donna ha anche riferito che Vittoria, la mamma di Melania, non se la sente, al momento di rilasciare dichiarazioni.

"La famiglia Rea è soddisfatta perché Melania ha avuto giustizia ma il nostro cuore è straziato", ha commentato il fratello Michele Rea aggiungendo che "non ci sono vincitori perché ad essere stato condannato è stato il marito di mia sorella e il padre della piccola". "Salvatore è un soldato e sa che bisogna combattere. È una situazione difficile ma noi andremo avanti. Leggeremo con ansia le motivazioni della sentenza e le impugneremo", ha dichiarato il legale di Parolisi.

Melania Rea è stata uccisa con 35 coltellate il 18 aprile 2011 tra le 14 e le 15. Il corpo seviziato, seminudo, con due siringhe conficcate sul petto e sul pube, venne scoperto due giorni dopo a Ripe di Civitella (Teramo).

Una telefonata anonima al 113, partita da una cabina telefonica in piazza San Francesco a Teramo intorno alle 14,40, segnalava la presenza di un corpo. Era la voce di un uomo, forse un cercatore di funghi, che in dialetto teramano indirizzò la polizia sul posto.

Le indagini furono affidate, per competenza territoriale, ai carabinieri di Ascoli Piceno e il caso alla procura di Ascoli in quanto, secondo il racconto fornito dal marito di Melania, la coppia insieme alla figlioletta erano andati a trascorrere una giornata al pianoro di Colle San Marco ad Ascoli.

Qui Parolisi, avrebbe perso le tracce della moglie ed è da qui che è iniziato il giallo dell’omicidio di Carmela Rea, detta Melania. Dopo alcune settimane di indagini, sopralluoghi e testimonianze la procura di Ascoli iscrisse nel registro degli indagati proprio Parolisi che nel frattempo veniva intercettato e seguito.
Il 18 luglio del 2011, il gip Carlo Calvaresi firmò il primo ordine di carcerazione nei confronti del 34enne di Frattamaggiore (Napoli) con l’accusa di omicidio volontario aggravato. In 95 pagine venivano mossi gli addebiti a seguito dei primi riscontri investigativi (fu perquisita l’abitazione dei coniugi Parolisi a Folignano, furono sequestrati computer, indumenti, cellulare e altro).

Ris, Scientifica, Ros nel frattempo analizzarono la mole di materiale repertato e i tabulati telefonici. Le indagini successive, l’analisi delle celle telefoniche, i riscontri dei periti patologi hanno circoscritto a Ripe di Civitella a Teramo il luogo in cui è avvenuto l’assassinio. Melania Rea era viva quando è giunta alle Casermette ed è qui che è stata uccisa.

Da Ascoli, la competenza passò quindi a Teramo dove il 2 agosto del 2011 il gip Giovanni Cirillo firmò un nuovo ordine di custodia cautelare in carcere. Salvatore Parolisi dal carcere di Marino del Tronto fu trasferito al Castrogno di Teramo. Nel frattempo, le istanze di scarcerazione promosse dalla terna difensiva del caporalmaggiore vennero rigettate. Riesame e Cassazione confermarono il provvedimento restrittivo.

Da allora a oggi, mentre Parolisi continua a professarsi innocente, il fascicolo si è arricchito di nuovi elementi emersi dalle indagini e dai riscontri forniti dai laboratori scientifici dei corpi speciali investigativi che sono così diventati indizi. Farà eco, fra gli altri, il rapporto sentimentale con la soldatessa Ludovica Perrone anche lei di stanza al Rav Piceno. La difesa si è fatta nel frattempo agguerrita, chiede ed ottiene, dal gip di Teramo Marina Tommolini, il rito abbreviato condizionato all’ora della morte.

A quel punto cambia lo scenario processuale per Parolisi che verrà giudicato dal gup il quale affida una serie di superperizie per stabilire l’ora esatta della morte.

Nel frattempo procura, parte civile e difesa nominano i propri consulenti i quali rimetteranno poi le risultanze. Alla fine, le perizie rimesse dai consulenti del gup non giungono alla conclusione auspicata perché non chiariscono l’ora esatta della morte.

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