Dalla scrittura del 1946 dell’ex re d’Italia Vittorio Emanuele III, emerge una persona sofferente per cui anche il carattere appare alterato da forti scosse emotive che interferivano non solo sulla stabilità dell’umore, ma anche nelle funzioni riguardanti il suo ruolo di comando. Poco “padrone di se stesso” ma consapevole del difficile momento, egli era portato a delegare più che ad assumersi in prima persona le responsabilità.
Note caratteristiche della personalità erano, infatti, l'emotività e una certa paura nell'affrontare gli ostacoli. La nota d’impressionabilità che caratterizzava questo scritto non lo ha certamente favorito nel proseguire sulla propria strada in modo autonomo. Tutto ciò però non ha interferito sull’aspetto cognitivo, ma ne ha rallentato l’espressione e l’immediatezza nell’azione.
Volitivo e un po' vanaglorioso, con note di suscettibilità e punte di spavalderia, che mascheravano l'incapacità a reggere con consequenzialità l'azione specie nei momenti difficili, egli si è coscientemente reso conto di non avere più in
mano lo scettro del comando. L’abdicazione era l’unica soluzione possibile. Ciò deve essergli comunque costato parecchio vista la notevole ambizione che lo caratterizzava (vedi firma fortemente ascendente a destra). (Clicca qui per guardare la grafia di Vittorio Emanuele Terzo)- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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