Virus "veloce" coi condizionatori? Come stanno davvero le cose

I condizionatori non propagano il coronavirus, ma il ricambio dell'aria deve essere gestito in modo virtuoso. I rischi

Virus "veloce" coi condizionatori? Come stanno davvero le cose

"Il coronavirus può essere diffuso da climatizzatori e condizionatori?". È questa una delle tante-tantissime domande che impazzano in queste settimane difficili e diverse causa epidemia, anzi pandemia di Covid-19. E all'interrogativo è bene risponde in modo chiaro: la risposta è no, non vi sono dati a sostegno di questa ipotesi.

Per cui, potete stare tutto sommato tranquilli, soprattutto in relazione al fatto che questa calda primavera – anche se nei prossimi giorni le temperature dovrebbero abbassarsi – molti italiani hanno un impianto di climatizzazione in casa e pensano di utilizzarlo per una temperatura fresca nell'ambiente domestico.

I climatizzatori non diffondono il coronavirus, ma il ricambio dell'aria deve essere gestito in modo virtuoso, sia negli ospedali che negli uffici, passando appunto per le abitazioni dei cittadini.

Il principale vettore del Covid-19 è l'uomo, attraverso il cosiddetto droplet, la trasmissione degli agenti patogeni attraverso le goccioline di acqua che trasmettono i germi nell'aria, contenute nella saliva e nell'emissione di un colpo di tosse e/o di uno starnuto.

Questo significa che se una persona infetta dal coronavirus starnutisce e tossiche diffonde nell'aria le goccioline con carica virale, che possono entrare in contatto con le vie aeree di un altro soggetto, rischiando seriamente di contagiarlo. Ecco perché è fondamentale, come misure di prevenzione, indossare le mascherine per schermarsi.

Negli ospedali, negli uffici e nelle case è possibile perciò che il virus permanga per diversi secondi in aria, prima di cadere a terra, evaporando. Ma in tutti questi ambienti, come sottolineato dal Corriere della Sera, è bene provvedere a ricambiare l'aria con frequenza, specialmente in tutti i casi in cui è presente un soggetto positivo o che lo è stato.

Ma c'è un "però". Il Corsera, infatti, cita uno studio pubblicata sul Jama, il Journal of American Medical Association, che ha analizzato i tamponi eseguiti in ambienti ospedalieri: ecco, i test condotti sulla bontà dell'aria sono risultati tutti negativi, tranne quelli sulle prese di scarico dell'aria. Ciò significa che alcune goccioline di virus sono rimaste nei filtri e nelle prese d'aria, che però avevano contribuito a diluire la presenza del Sars-Cov-2 nell'aria stessa.

Ciò detto, comunque, i tradizionali impianti come i climatizzatori domestici aiutano il ricambio dell'aria e non la trasmissione del Covid-19; ciò significa appunto che favorendo il ricambio dell'aria si abbattono di rimbalzo i rischi di contagio da aria contaminata.

Però, attenzione: oltre ad arieggiare con frequenza gli ambienti – stanze di casa o dell'ufficio – non

è necessario igienizzare gli impianti con una frequenza maggiore di quella consigliata, ma non bisogna appunto scordarsi tutti gli interventi di igienizzazione e manutenzione programmati.

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