Disabile insultato in un video, assolti i manager di Google

Ribaltata la sentenza di primo grado. La Corte d'appello di Milano: "Google non può essere chiamata a controllare tutto quello che viene messo sul web"

Disabile insultato in un video, assolti i manager di Google

Google non può essere chiamata a controllare tutto quello che viene messo sul web. La Corte d'appello di Milano, ribaltando la sentenza di primo grado, ha assolto oggi i tre manager del colosso di Montain View che erano stati condannati per la violazione della privacy di un giovane disabile. Un video girato dai compagni di classe era stato diffuso sul web ed era finito tra i risultati del motore di ricerca. Dopo la segnalazione del grave episodio, Google aveva rimosso il video dai risultati. Ma il periodo in cui le immagini erano rimaste visibili costituiva, secondo la Procura, una intollerabile invasione della vita privata del ragazzo.

In primo grado il giudice Oscar Magi aveva inflitto agli imputati David Drummond, Peter Fleischer e George De Los Reyes una pena di sei mesi con la condizionale: una sentenza che aveva segnato un precedente storico nel trattamento giudiziario di Internet. Ma oggi la corte d'appello presieduta dal giudice Malacarne spazza via la sentenza del tribunale. "Siamo molto lieti - commenta la portavoce di Google - anche in questa circostanza il nostro pensiero va al ragazzo e alla sua famiglia che in questi anni hanno dovuto sopportare momenti difficili".

Lo staff difensivo composto Giulia Bongiorno, Giuseppe Vaciago, Tomaso Pisapia, Carlo Blengino e Luca Luparia incamera un successo che farà giurisprudenza. E l'unico colpevole rimane la ragazza che pubblicò il video, già condannata in un altro processo. Come spiega Giulia Bongiorno: "È una sentenza che mi aspettavo.

Stiamo attenti: oggi la Corte d'appello non ha affatto stabilito che sul web possa venire pubblicato di tutto senza controllo e senza responsabilità, ma che i controlli non possono competere ai motori di ricerca. Google, insomma, non può essere equiparata al direttore responsabile di un quotidiano".

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