Quella banca nazionale del Dna che "arresta" i criminali dopo anni

È attiva dal 2017 ma ci sono voluti anni per renderla operativa. A oggi ha trovato oltre 1000 "match" tra indagati e tracce genetiche su scene del crimine. L'ultimo quello dello strupro a Milano del 2006

Quella banca nazionale del Dna che "arresta" i criminali dopo anni
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Rischia di essere vanificato il lavoro della Banca dati nazionale del Dna che ha trovato il presunto stupratore della donna violentata ripetutamente sotto minaccia di un pezzo di cemento e poi rapinata in zona Porta Vittoria a Milano nell’agosto del 2006. E la "colpa", se così può dire, è da addossare all’inefficienza della nostra politica.

A incastrare dopo più di 14 anni dalla brutale violenza il 49enne algerino, finito in carcere sabato scorso su ordine del gip, è stata la prova regina, ovvero il Dna. A fine novembre dell’anno scorso i carabinieri del Ris di Parma hanno comunicato ai colleghi militari della compagnia Porta Monforte un “match” tra il profilo genetico maschile ignoto trovato su un mozzicone di sigaretta sul luogo della violenza con quello estrapolato da un tampone salivare eseguito dall’uomo a San Vittore nell’aprile 2017, dove si trovava per un’altra vicenda. Un successo per gli investigatori e la vittima che però poteva essere raggiunto molto prima. A informare le tute bianche dell’Arma della concordanza positiva perfetta fra il profilo ignoto e il codice genetico del 49enne sono stati i biologi della Banca dati Nazionale del Dna di Roma, vicino a Rebibbia.

Qui dalla fine del 2017, anno in cui è diventava operativa, la Bdn-Dna ha analizzato il codice genetico di 200mila soggetti e inserito 20mila profili di detenuti, di ex carcerati e di indiziati di reato, oltre a circa ulteriori 20mila campioni “ignoti” repertati sulle scene del crimine di tutta Italia. Ci sono voluti, però, più di otto anni per far partire la macchina tra la lentezza del legislatore e gli intoppi burocratici. L’Italia, nel 2009, è stata l’ultima a dotarsi della banca dati nonostante avesse aderito nel 2005 con altri sei stati membri dell’Ue al Trattato di Prüm sul rafforzamento della cooperazione di polizia in materia di lotta al terrorismo, alla criminalità transfrontaliera e all’immigrazione clandestina. L’accordo demandava che fossero i singoli stati a istituire una banca nazionale del Dna con una norma dei rispettivi parlamenti. Dal via libera con la legge 30 giugno 2009 n. 85 sono trascorsi altri sei anni per approvare un regolamento per disciplinare le modalità di funzionamento e di organizzazione della Bdn-Dna. Si è quindi finalmente partiti con la creazione del laboratorio centrale che è stato affidata al Corpo di polizia penitenziaria. Tra i baschi azzurri, tuttavia, non c’erano biologi, che quindi si sono dovuti formare da zero. A rallentare poi l’inserimento dei campioni genetici nel database è arrivata la scure della burocrazia con delle regole rigidissime a cui attenersi per ogni singolo passaggio.

Quindi ricapitolando: se non ci fossero voluti quasi 12 anni per far diventare operativa la banca dati, che ha consentito di effettuare a oggi oltre 1000 correlazioni tra soggetti sottoposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria e scene del crimine, è probabile pensare che gli specialisti forensi di Rebibbia avrebbero potuto fornire molto prima agli inquirenti milanesi un riscontro positivo tra il 49enne algerino e il profilo genetico dell’ignoto autore della violenza. E invece sono serviti quattro anni per trovare il “match” e ora, nonostante l’interruzione per la misura cautelare, i termini della prescrizione incombono già su tre gradi di giudizio con il primo che deve ancora iniziare. Stando alle accuse mosse dalla Procura di Milano con un calcolo aritmetico si riesce a stabilire che la prescrizione maturerà nel 2026 (10 anni per la violenza sessuale, 3 anni e 4 mesi per aggravante dell’uso di un’arma e 6 anni e 8 mesi per recidiva specifica infraquinquennale).

Non conta in questo caso la riforma della prescrizione del 2017 che ha raddoppiato i termini per alcune tipologie di reato, tra cui lo stupro. Ergo, se lo Stato vorrà ottenere una condanna definitiva per l’aggressione sessuale (per la rapina aggravata i termini sono molto più lunghi) nei confronti il presunto stupratore dovrà darsi una mossa.

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