Le donne italiane "portatrici sane" di pregiudizi maschilisti

Un’indagine rivela che spesso sono loro a coltivare stereotipi di genere su ruoli e opportunità nella famiglia e nella società

Le donne italiane "portatrici sane" di pregiudizi maschilisti

Le donne italiane sono “maschiliste”? A quanto pare, sì. Almeno, coltivano una serie di stereotipi di genere, gli stessi e a volte persino di più dei concittadini maschi. Lo rivela un’indagine dell’Osservatorio Cera di Cupra. Alle domande dei ricercatori di Eikon Strategic Consulting il campione maschile e quello femminile hanno dato risposte spesso simili, a dimostrazione di avere visioni condivise e non antagoniste. Ma anche che le donne credono ancora in modo radicato nei tradizionali ruoli di genere, più o meno consapevolmente. L’indagine chiedeva di immaginare una storia con protagonisti un uomo e una donna che vivono varie fasi della vita. Ecco le risposte più significative. Professione: per la donna quelle citate più di frequente sono impiegata e insegnante, dal 40 per cento sia dei maschi sia delle femmine intervistate. Molto bassa la percentuale di risposte (minore nel campione femminile che in quello maschile) che assegnano alla donna un lavoro meno tradizionale, come imprenditrice, medico, informatica.Matrimonio: il desiderio di sposarsi, e quello di una famiglia tradizionale e stabile, è attribuito alla donna dalla maggioranza del campione maschile (52,8%) e femminile (43,4%). Mentre all’uomo si attribuisce di più la scelta della convivenza (la pensano così le donne nel 49,2% dei casi e gli uomini nel 53,6%). Vita domestica: sia le donne sia gli uomini intervistati credono nella collaborazione nei lavori domestici. Tranne che per lo stirare, considerato ancora prerogativa delle mogli: più dal campione femminile (76,5%) che da quello maschile (69,5%). L’eventualità che invece il marito possa fare il casalingo, cioè occuparsi da solo delle faccende, è considerata improbabile. Ancora una volta in percentuali maggiori tra le donne che tra gli uomini. Cura dei figli: nell’ipotesi immaginata dalla storia che nascano due gemelli, solo il 6 per cento del campione femminile risponde che può essere il compagno a prendersi una pausa dal lavoro per seguire i figli, contro il 14,3 per cento del campione maschile. Che sia la mamma a restare a casa per accudire i bambini è la risposta data dal 36,1 per cento degli uomini intervistati e, percentuale più alta, dal 41,2 per cento delle donne.Generazioni future: su quali saranno gli interessi dei figli della coppia sia gli uomini sia le donne indicano come scontate le preferenze “classiche” femminili per la figlia (danza, disegno, bellezza) e per il figlio quelle prettamente maschili: tecnologia, calcio, arti marziali. Gli stereotipi di genere così si trasmettono anche alle generazioni future. Sembra quindi che le stesse donne italiane non siano pronte a delegare ai compagni la cura della casa e dei figli. Ma se non si concepiscono ancora pari ruoli e opportunità in famiglia, è difficile immaginarli per l’intera società. E pare che gli ostacoli siano i pregiudizi radicati anche, e a volte di più, nelle donne. Il progetto dell’Osservatorio Cera di Cupra segue l’evoluzione del ruolo femminile. È arrivato alla sesta edizione, che per il 2015 si è occupato appunto di pari opportunità.

L’indagine socio antropologica “Pari opportunità: un’educazione libera da stereotipi” si chiedeva se le donne sono pronte al cambiamento oppure sono “portatrici sane” di pregiudizi maschilisti. Il ha anche assegnato 12 borse di studio ad altrettante studentesse.

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