“Mi sento una vittima, un emarginato, abbandonato dallo Stato e in balìa degli assistenti sociali che ti considerano un orco senza nemmeno passare da un tribunale”. Quasi non riesce a parlare Luigi, padre separato originario di Foggia e trapiantato a Forlì. Un nodo alla gola frena le parole quando ci racconta la sua vita prima della separazione. Un lavoro, una moglie e due figli che lo adoravano. Tutte le sue certezze vanno in pezzi in una sera. Da tempo ha il sospetto che la moglie lo tradisca. Sul cellulare arriva l’ennesimo messaggio. Luigi le chiede di fargli vedere la conversazione e uscire finalmente allo scoperto. Lei per tutta risposta intavola una lite furibonda. Volano parole grosse, Luigi cerca di prenderle il cellulare ma lei si avventa su di lui come una furia. “Mi ha dato calci, pugni, avevo segni dappertutto”, ricorda mostrandoci i passaggi del referto dell’ospedale di Forlì, dove lo hanno portato i sanitari del 118.
“Lei non si è fatta nulla – prosegue il racconto – però il giorno dopo mi sono ritrovato con una denuncia per lesioni personali, maltrattamenti, rapina impropria e abusi sessuali su mia figlia”. Inizialmente il giudice crede alla versione della donna affidando i ragazzi in via esclusiva alla madre. “Quella delle violenze è stata l’accusa più infamante, mi sono sentito morire dentro – ci dice – non vorrei mai far passare a nessuno il dolore che si prova davanti ad un’insinuazione del genere”. Le denunce vengono tutte archiviate. Ma nel frattempo Luigi si è ridotto sul lastrico.
“La separazione mi ha distrutto non solo emotivamente ma anche economicamente, negli anni – ci confida – ho speso 40mila euro soltanto in consulenze tecnico-legali e procedimenti penali”. “Ora ho ricominciato a lavorare, ma guadagno 1.300 euro al mese che se ne vanno tutti in affitto, bollette e assegno di mantenimento”. Poi ci pensa un attimo e mormora: “Non mi vergogno a dire che più di una volta sono andato a mangiare alla mensa della Caritas”. È quello che succede, secondo l’ultimo rapporto della stessa organizzazione, a quasi un papà su due. Finire in miseria per sostentare la nuova famiglia degli ex coniugi. “La mia ex e il suo compagno lavorano entrambi – accusa Luigi – ma io devo mantenerli”. “Così è impossibile persino rifarsi una vita”, ammette. E ogni sera non rimane che fare i conti con solitudine, rabbia e frustrazione.
Dopo due anni di battaglie legali Luigi viene scagionato. Ma il rapporto con i suoi due figli ormai è totalmente compromesso. Una consulenza tecnica del tribunale ha certificato che i ragazzi sono “succubi della madre”. Alla donna viene revocato l’affido esclusivo, ma nella sostanza non cambia nulla perché i figli della coppia anziché al padre vengono affidati ai servizi sociali e collocati presso la casa materna. “Perché non li hanno affidati a me che sono il padre?”, si domanda Luigi.
In mano ha i disegni della secondogenita. Biglietti d’auguri, frasi affettuose. “Il rapporto con loro ormai non esiste più – racconta – l’ultima volta che ci siamo visti ho provato a fare un selfie con lei e si è coperta il volto per non essere fotografata assieme a me”. “Si può essere espulsi dalla vita dei propri ragazzi in un secondo, solo perché una donna ti accusa senza prove di essere un violento”, continua Luigi. Il diritto dei figli a mantenere un rapporto con entrambi i genitori, garantito dalla legge che disciplina l’affido condiviso, ormai diventato un’utopia.
Nelle separazioni ad alto grado di
conflittualità i figli restano idealmente orfani. E quasi sempre a sparire dalla scena è il papà: “Se fossero disposti ad ascoltarmi anche solo per un attimo vorrei che sapessero che io per loro ci sono sempre stato e ci sarò sempre”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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