Due stelle al governo e tre all'opposizione

Due stelle al governo e tre all'opposizione

Parola di Travaglio, che conosce bene casa Grillo: «Se Di Maio facesse un governo con Salvini dovrebbe girare con la scorta per difendersi dai suoi elettori». Ottima osservazione. Dopo lo sconveniente accordo per la presidenza delle Camere che ha legittimato l'esistenza di un movimento antidemocratico e fascista, guidato da un leader che non si è candidato ma ha costruito un partito ben più mediatico di Forza Italia e senza metterci la faccia, le apparenti affinità e la maggioranza numerica hanno fatto balenare l'ipotesi di un governo destra-M5S. Proviamo a immaginarlo: Mattarella affida l'incarico a Di Maio. Salvini saluta Berlusconi e si accinge a fare il vicepresidente e magari il ministro dell'Interno. Berlusconi, che ha vinto con lui le elezioni, va all'opposizione. Vi pare praticabile? Democratico? Mattarella dà l'incarico a Salvini e, con lui, alla coalizione vincente. Salvini non può andare da solo perché il suo è il terzo partito, e non avrebbe senso chiamarlo come leader della Lega. In questa seconda ipotesi Di Maio accetta di fare il vicepresidente e magari il ministro degli Esteri, per come usa la lingua, e si fa piacere quel Berlusconi che non ha nemmeno voluto incontrare.

In alternativa divide il partito in «Movimento Tre stelle» e «Movimento Due stelle», e appoggia Salvini con il segmento «Due stelle del dialogo». In questo caso, male che vada, resta azzoppato all'opposizione, il «Movimento Tre stelle». Così è, se vi pare.

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