Eboli, blitz anti-abusivi: colpito ambulante italiano

L’uomo, che da tre anni per sbarcare il lunario rivendeva dinanzi all’ospedale di Eboli la frutta acquistata al mercato, si dice molto amareggiato: “Tollerano gli stranieri davanti ai supermercati e non tollerano me?”

Eboli, blitz anti-abusivi: colpito ambulante italiano

Nuovo blitz mirato a colpire l’abusivismo da parte dei vigili urbani del comune di Eboli (provincia di Salerno).

A farne le spese stavolta, tra i vari ambulanti stranieri allontanati dalla piazza antistante l’ospedale, anche un venditore italiano. Matteo Liguori, questo il nome del noto fruttivendolo di Salerno, aveva questa attività come unica fonte di reddito. Da circa tre anni infatti, per guadagnarsi da vivere l’uomo rivendeva sul suo banchetto dinanzi al nosocomio di Eboli la frutta acquistata direttamente al mercato la mattina presto.

Mentre stava allestando la sua postazione, è stato raggiunto dagli agenti, che lo hanno costretto a sbaraccare e ad allontanarsi dal luogo. Forti il disappunto e le proteste da parte dei residenti e del personale sanitario, affezionati clienti da tempo dell’uomo, di cui conoscono la delicata situazione economica.

“Mi hanno tolto il pane di bocca, mi hanno ucciso”, ha riferito Liguori come riportato dal portale “SalernoToday”. “Il mio rancore non è diretto contro i vigili urbani che sono stati dei signori. Ce l’ho con chi ha fatto la spia”. Dopo di che si lascia andare ad un amaro sfogo, non del tutto immotivato. “Tollerano gli stranieri davanti ai supermercati e non tollerano me? Io vivevo di questa attività, ora non ho più un piatto da mettere a tavola. Eppure sono anni che chiedo come posso regolarizzare la mia baracca. Nessuno mi risponde”.

Del resto come dargli torto, viste le presenze asfissianti di abusivi e mendicanti extracomunitari ad ogni angolo delle nostre strade, che non vengono mai allontanati neppure dinanzi alle rimostranze o alle

denunce dei cittadini. Risale inoltre a poco tempo fa la scarcerazione di un pusher da parte del tribunale di Milano, rimesso in libertà con la motivazione che l’attività di spaccio fosse la sua unica fonte di sostentamento.

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