Carabiniere, sindacalista, generale, parlamentare, sottosegretario, pluricandidato in proprio alle elezioni, capopopolo con il movimento dei Forconi, la rivolta dei Tir e ora i Gilet arancioni: è questo il profilo di Antonio Pappalardo, leader del movimento sceso in piazza oggi in diverse città italiane. Questa mattina, centinaia di manifestanti hanno avanzato le loro richieste: la fine del governo Conte e l'avvio di un nuovo governo nazionale, l'elezione di un'assemblea costituente per approvare una nuova legge elettorale e la coniazione della lira italica. A guidarli, il 73enne con un passato nelle Forze Armate.
Chi è Antonio Pappalardo
Dopo essere assurto alle massime cariche delle Forze Armate, Pappalardo ha deciso di imboccare la strada della protesta di piazza, sempre rivolta contro il governo di turno. Nato a Palermo nel 1946, figlio di un brigadiere dei carabinieri, entra nell'Arma conseguendo anche una laurea in giurisprudenza. Nel 1981, da tenente colonnello, arriva al Cocer, il sindacato delle Forze Armate di cui diventa presidente nel 1991. Nel 2000, ricorda l'Agi, diventa generale di brigata. Nel frattempo intraprende la carriera politica e viene eletto nel 1992 come deputato indipendente nelle liste del Psdi. Dopo aver fondato un suo movimento politico, Solidarietà democratica, si candida senza successo come sindaco di Pomezia nel marzo 1993. Carlo Azeglio Ciampi lo nomina sottosegretario alle Finanze nel primo governo tecnico della storia repubblicana ma la carica gli viene revocata dopo due settimane: il tribunale militare lo condanna a otto mesi di reclusione per una diffamazione ai danni del Comandante generale dell'Arma.
Pappalardo non intende però rinunciare alla politica e si candida a Roma e poi alle Europee del 1994, con scarso successo. Nel 2006 è il leader dei Forconi e nel 2011 è tra gli artefici della "rivolta dei Tir" che paralizza le strade a lunga percorrenza italiane. Poi una serie di arrività: fonda il movimento dei Popolari europei, torna nel Psdi, si candida a sindaco di Palermo, nel 2016 fonda il Movimento liberazione Italia che guida nel 2017 a Roma in una marcia indetta per chiedere lo scioglimento del Parlamento ritenuto "abusivo". Il suo programma è semplice: ridare il potere al popolo sovrano.
Nel 2019 il ritorno sulle scene politiche. Pappalardo è in piazza per chiedere aiuti per gli olivicoltori pugliesi colpiti dalla Xilella. E ora la fondazione dei Gilet arancioni, mutuando la protesta dei Gilet gialli francesi. Il movimento si è anche presentato alle elezioni regionali in Umbria nel 2019, con candidato presidente proprio l'ex generale dei carabinieri, ma ha raccolto appena 587 voti (pari allo 0,13%).
Oggi il movimento è sceso in piazza in tutta Italia creando molte polemiche. A Milano, la maggioranza dei partecipanti, senza la mascherina o con la mascherina abbassata, non ha rispettato le distanze di sicurezza per l'emergenza coronavirus. Dopo la dura reazione del sindaco Beppe Sala, è intervenuta anche la questura: i partecipanti verranno identificati tramite le immagini e saranno denunciati per la violazione del decreto in materia di restrizioni anticovid.
Anche il generale Pappalardo (rimasto per tutto il tempo senza mascherina) sarà denunciato nelle prossime ore. Intanto, i gilet si sono dati appuntamento alla manifestazione nazionale il 2 giugno a Roma a piazza del Popolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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