Ecco i 4 fattori che "prevedono" il Long Covid

Sintomi collegati all'infezione da Sars-CoV-2 possono durare anche mesi dopo l'avvenuta guarigione: ecco quali sono i 4 fattori di rischio che possono predisporre al Long Covid

Ecco i 4 fattori che "prevedono" il Long Covid

Una percentuale che arriva fino al 20% di pazienti che hanno avuto il Covid-19 anche in forma leggera, lamentano sintomi riconducibili all'infezione anche molti mesi dopo dall'avvenuta guarigione.

I sintomi principali

Con l'espressione "Long" Covid, si intende tutta una serie di sintomi, spesso debilitanti, che persistono per settimane o addirittura mesi dopo il recupero dalla malattia. Si tratta, quindi, di un effetto a lungo termine causato da Sars-CoV-2. I sintomi vanno dalla dispnea, chiamata anche "fame d'aria", uno stato di affanno e difficoltà nella respirazione che limita fortemente le attività quotidiane fino a sintomi neurologici come la nebbia mentale, la difficoltà a concentrarsi e il mal di testa. Non dimentichiamoci poi, che la perdita di gusto e olfatto può perdurare anche per mesi così come i dolori articolari. "Ad oggi non esiste una spiegazione univoca per il Long Covid", afferma Aureliano Stingi a Repubblica, biologo molecolare che lavora nell'oncologia di precisione e collabora con l'Organizzazione Mondiale della Sanità nella battaglia contro le fake news su tema Covid-19.

I 4 fattori per il Long Covid

Un recente studio appena pubblicato sulla rivista Cell, però, spiega quali sono i fattori che possono predisporre alla comparsa dei sintomi sopra descritti dopo essere guariti, apparentemente, dall'infezione (dopo cioè la negatività di un tampone). Quatto elementi possono "predire" l'insorgere del Long Covid nei pazienti: "chi ha il diabete di tipo 2, la presenza di auto-anticorpi nel sangue degli infetti, un'alta carica virale nelle prime fasi dell'infezione e la presenza di coinfezioni silenti come il citomegalovirus", spiega il prof. Stingi. È chiaro che su questi parametri non possiamo avere un grande controllo ma tutto questo può essere evitato grazie al vaccino, che annulla quasi del tutto la possibilità di una sintomatologia prolungata nel tempo. "La vaccinazione completa può proteggere dal rischio Long Covid", sottolinea l'esperto.

Lo studio sulle autopsie

Come ci siamo occupati sul Giornale.it, gli scienziati del National Institutes of Health nel Maryland hanno condotto un lungo studio per cercare di comprendere meglio come agisca il Covid e perché lascia questa sorta di "coda" nell’organismo. Per fare questo hanno analizzato alcuni tessuti prelevati da 44 persone decedute dopo aver contratto il Covid durante il primo anno della pandemia. Ebbene, hanno scoperto che l’Rna di Sars-CoV-2 era rimasto in varie parti dell’organismo, inclusi cuore e cervello, fino a 230 giorni dopo l’insorgere dei sintomi. Questa sorta di “smaltimento” ritardato del virus, anche dopo la negativizzazione, è la possibile causa della patologia del Long Covid chiamato anche "sequenze post-acute di SARS-CoV-2”, definita come una serie di sintomi di lunga data in pazienti infettati.

"Questo è un lavoro straordinariamente importante", ha affermati a Bloomberg Ziyad Al-Aly, direttore del centro di epidemiologia clinica presso il Veterans Affairs St. Louis Health Care System del Missouri, il quale ha condotto diversi studi sugli effetti del Long Covid.

"Per molto tempo ci siamo chiesti perché questo virus colpisca così a lungo molti organi, e questo lavoro può aiutare a spiegare perché il Long Covid può verificarsi anche in persone che hanno avuto una malattia acuta, lieve o asintomatica”.

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