"Ecco perché siamo stati rimossi da YouTube..."

Claudio Messora è il fondatore di ByoBlu, un canale che YouTube ha deciso di rimuovere dalla sua piattaforma: "Questa è una persecuzione"

"Ecco perché siamo stati rimossi da YouTube..."

“Ci hanno chiuso perché non ci pieghiamo all’informazione mainstream. La pandemia ha messo in secondo piano tutti i diritti, compreso quello costituzionalmente garantito alla libertà di manifestazione del pensiero”. Claudio Messora è il fondatore di ByoBlu, un canale da 525 mila iscritti che YouTube ha deciso di rimuovere dalla sua piattaforma perché - come si legge dalla mail inviata a Messora - “sono state rilevate violazioni gravi o ripetute delle Norme della community”. ByoBlu è sul web da 14 anni, conta migliaia di video che hanno ottenuto nel tempo più di 200 milioni di visualizzazioni, ma è anche una testata giornalistica, registrata al Tribunale di Milano. Nell’ultimo anno ha dato voce a tutte le posizioni sul Covid, anche quelle contrarie ai lockdown e ai vaccini. E questo sembra essere stata la causa della rimozione da YouTube.

Messora, ci spieghi cosa è successo…

“Da dicembre ad oggi abbiamo ricevuto prima un avviso e poi tre avvertimenti, l’ultimo ha portato alla definitiva chiusura del canale”.

Ma cosa avreste fatto di sbagliato per YouTube?

“Disinformazione in ambito medico, semplicemente perché abbiamo raccontato manifestazioni di piazza e dato spazio anche a chi ha un pensiero diverso sulla pandemia”.

Ci faccia degli esempi... cosa vi hanno contestato?

“Il primo avviso era su una manifestazione di piazza contro il lockdown avvenuta a Cesena il 18 dicembre. Avevamo caricato sul canale un video, ma non era ancora online. Stavamo valutando se e come pubblicarlo, tanto è vero che il titolo era ‘Non pubblicare’. Nessuna poteva vederlo”.

Quindi YouTube è intervenuto ancora prima della pubblicazione?

“Esatto, in questo caso sì. Mentre a gennaio hanno rimosso un’edizione del nostro tg perché c’era un servizio nel quale raccontavamo una tesi contraria ai vaccini di un editorialista di punta del British Medical Journal”.

Ma non è finita qui?

“No. Poi hanno rimosso un’intervista realizzata cinque mesi prima a un Senior Scientist dell’Università di Siena, solo perché parlava della Vitamina C. Poi hanno rimosso un altro video di una manifestazione di piazza a Milano. E anche questa volta non c’era ancora stata la pubblicazione…”.

Qual è la stata la sanzione in questi casi?

“La sospensione prima di una e poi di due settimane”.

E alla definitiva rimozione come si è arrivati?

“Alla fine non trovando di meglio a cui attaccarsi, hanno rimosso un video del settembre del 2020, realizzato nel corso di un’altra manifestazione di piazza, in cui parlava l’attivista panafricano Mohamed Konare”.

Di che video si tratta?

“Un video con delle posizioni contrarie alla pandemia, ma il titolo non lasciava presagire neanche il contenuto. Ciò significa che sono andati apposta a cercarlo. Era lì da sette mesi, a chi poteva dare fastidio? Avevano semplicemente bisogno di un pretesto per tapparci la bocca. Questa sa come si chiama?”.

Come?

“Persecuzione, tra l’altro verso una testata regolarmente registrata in tribunale, che fa diritto di cronaca, rea di non seguire la linea editoriale dettata da altri».

YouTube però ha delle regole da seguire…

“YouTube dovrebbe essere un fornitore di servizi. Non dovrebbe mettere becco sui contenuti. Così facendo si sta comportando invece come un editore qualunque, ma in un regime di monopolio. È un problema democratico enorme”.

Perché?

“Perché non rispetta la nostra Costituzione, la libertà di manifestazione del pensiero, il diritto di cronaca… è una multinazionale straniera che decide arbitrariamente di distorcere il dibattito pubblico. In Germania alcuni tribunali hanno dato ragione ai censurati. Perché di censura si tratta”.

E voi farete ricorso?

“Certo. Abbiamo già fatto ricorso sia all’Agcom che al Tribunale di Milano. Ma è la politica che deve intervenire con regole chiare, garantendo la pluralità dell’informazione”.

Siamo però in una pandemia. È giusto pubblicare alcune notizie, per esempio contro i vaccini?

“L’informazione non deve essere pedagogica. Non può decidere a priori cosa è giusto e cosa è sbagliato. Non è una valutazione che spetta ai giornalisti e i cittadini non devono essere trattati come dei bambini da educare. Le notizie vanno verificate, certo. Ma poi pubblicate…tutte, anche quelle che non fanno comodo al pensiero dominante soprattutto in questo momento”.

La salute non viene prima di tutto?

“Non si può usare la salute come scusa per derogare a tutti gli altri diritti. Il lockdown, per esempio, è una scelta politica. Alcuni Stati non l’hanno adottato eppure hanno avuto meno morti di noi. Non si possono terrorizzare i cittadini per poi tappargli la bocca”.

Oltre al ricorso, cosa farete?

“Stiamo raccogliendo dei soldi per aprire un canale sul digitale terrestre nazionale. Siamo già presenti in 5 regioni, ma vogliamo raggiungere tutta Italia. In 24 ore abbiamo raccolto oltre 140 mila euro. Questo significa che la gente ha voglia di un’informazione libera e indipendente”.

Non ha paura di avere problemi anche sulla televisione?

“No, perché quello è un mondo regolamentato dove viene tutelato il pluralismo dell’informazione. Spero che lo stesso avvenga presto anche sul web”.

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