Sull'audizione in Commissione del procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, si sta giocando una battaglia politica. Prima Renzi e il Pd cavalcano gli affondi del pm sulla gestione di Bankitalia, poi sono costretti a ricevere il colpo della notizia sulla nuova indagine a carico del papà di Maria Elena Boschi, l'ex vicepresidente di Banca Etruria Pierluigi Boschi.
Il procuratore Rossi è stato accusato di non aver comunicato ai membri della commissione parlamentare l'iscrizione nel registro degli indagati di Boschi. Il pm ha risposto per le rime, sostenendo di non aver "nascosto nulla rispetto alla posizione dell' ex vicepresidente Pier Luigi Boschi" e di aver risposto a tutte le domande rivolte dai parlamentari.
La partita si gioca sulla parte dell'incontro in cui Rossi chiede di poter passare all'audizione segreta. Oggi Florenza Sarzanini sul Corriere svela cosa si sono detti i deputati e il pm in quel momento e in che modo il procuratore abbia escluso la responsabilità degli esponenti del Cda sulla falsificazione dei prospetti.
Il verbale segreto
In un primo momento, come emergerebbe dai verbali, alle domande del grillino Carlo Sibilia, Rossi avrebbe detto che né Boschi né gli altri consiglieri erano indagati o che vi fossero rilievi su di essi da parte di Consob. Per la precisione, il magistrato afferma che "Boschi non è tra i rinviati a giudizio per bancarotta" e che le responsabilità sono da additare ai manager. Non ai consiglieri. "Non so perché si dimentica sempre che Boschi entra come amministratore senza deleghe", sostiene il procuratore.
Il deputati del M5S però non si arrendono e chiedono conto della denuncia presentata da Consob riguardo le accuse di falso in prospetto riguardo l'emissione delle obbligazioni del 2013, proprio quell'ipotesi di reato per cui ora Boschi risulta indagato dalla procura di Arezzo. Ed è qui che Rossi chiede di secretare i verbali. "Il cda - spiega nel segreto della commissione il procuratore - emette una delibera e incarica il direttore generale di elaborare il prospetto informativo per l' emissione delle obbligazioni subordinate che poi invia alla Consob". Un prospetto che, secondo quanto riporta il Corriere, sarebbe stato approvato proprio dalla Consob nell'aprile del 2013.
Quello che interessa i parlamentari è però altro. Ovvero se il papà di Maria Elena Boschi, e tutto il Cda, abbia votato o meno quel prospetto. "Il prospetto non viene approvato dal cda. Questo è un dato accertato", sostiene il pm. Che tiene a aggiungere, a precisa risposta di Alessio Villarosa (M5S) che il Cda "non lo vede (il prospetto, ndr) in sede istituzionale, non lo vede in seduta cda, poi se qualcuno lo abbia avuto non lo so dire". Insomma: Boschi non avrebbe preso quella decisione.
Eppure la Consob nell'informativa inviata alla Procura aveva sottolineato come "le persone fisiche deputate ai più alti livelli della sua amministrazione" non fossero "state in grado di evitare che l'emittente diffondesse tra il pubblico informazioni incomplete".
E sempre il Corriere rivela anche la difesa presentata dal papà dell'ex ministro: oltre ad aver dichiarato di non aver partecipato alle riunioni "incriminate" del Cda, spiega che "Nelle relazioni presentate annualmente al cda dalle funzioni Risk Management, Internal Audit e Compliance, peraltro rilasciate anche dalle strutture che si sarebbero dovute attivare per una revisione della classificazione, mai sono stati minimamente evidenziati dubbi sulla corretta profilatura dei titoli".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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