Se tutti i ragazzini che tendono ad affermare la propria diversità e ostentano «atteggiamenti effeminati in modo provocatorio» venissero tolti alle madri tribunali e comunità sarebbero ancora più intasati di quanto oggi già siano. Questa sentenza sarà dunque duramente accusata un po' di tutto, dall'incompetenza psicologica al bigottismo, all'arretratezza. Eppure quelle scritte in quell'atto non sono parole del tutto prive di senso, anche se potrebbero non servire a nulla, o quasi.
La prevalenza dei contenuti femminili e materni (il cosiddetto «codice materno»), nello sviluppo e nell'educazione dei giovani maschi, non più sostenuti da un'autorevole presenza paterna, soprattutto dallo sviluppo in poi, è uno dei maggiori problemi culturali, sociali e politici dell'Occidente contemporaneo, ed uno dei suoi maggiori fattori di indebolimento. Questo fenomeno, di certo non riducibile né risolvibile nella storia di un ragazzino con un padre separato e madre e sorelle ingombranti, è il grande problema dietro questa decisione apparentemente stravagante, che una sentenza comunque difficilmente può sanare. Non sono infatti le sentenze giudiziarie che possono proteggere i ragazzi nel delicatissimo passaggio dall'infanzia alla giovinezza, ma una società attenta all'interesse dell'adolescente a realizzare la propria personalità, e non impegnata a predeterminarne l'esito in un senso o nell'altro. Ciò è tanto più difficile quando il padre non c'è - come in Occidente oggi - perché si è allontanato o è stato espulso da casa dalle separazioni e divorzi, richiesti in ormai due terzi dei casi dalle mogli/madri.
Proprio per questo persino un democratico «progressista», come viene ritenuto Barack Obama, ha chiesto nel suo ultimo discorso agli Stati dell'Unione un patto coi padri d'America. Ormai, ha spiegato, la maggioranza degli americani cresce in case dove il padre non c'è più. Lo Stato da solo, però, non è più in grado di rispondere da solo ai mille problemi (dalla droga agli atti criminali, al moltiplicarsi dei disturbi psichici), generati da questa assenza maschile e paterna. È necessaria una presa di coscienza collettiva del problema, che consenta un ritorno dei padri. Ciò significa (ma Obama non l'ha detto) la fine di quella «società senza padri» che l'America e tutto l'Occidente sono diventati a partire dagli anni '70 in poi, e dall'affermazione della culture e controculture da allora prevalenti.
Da esse sono ispirati i diversi pregiudizi che non consentono di aiutare i nostri adolescenti (oltre tutto disorientati dalla monocultura materna e assenza del padre), a trovare se stessi e la propria autentica identità. È così che l'indulgere degli adolescenti appena usciti dal mondo materno, dal quale sono tuttora impregnati, in atteggiamenti femminei (spesso pose provocatorie, come la stessa sentenza ammette), viene considerato da alcuni l'anticamera della perversione e/o della follia, e dagli altri la consapevole scelta di una precisa identità sessuale (omosessuale o transgender), che non è quasi mai. Perché identità e stabile orientamento sessuale si precisano nel tempo, più tardi, come i padri della psicoanalisi hanno perfettamente spiegato già un secolo fa. Ma oggi solo a ripetere quelle robuste e liberali lezioni, ricerche e dati si viene sommersi da indignazioni e accuse e richieste di provvedimenti disciplinari di vario genere.
In tanta scomposta ignoranza, speriamo che il ragazzino
trovi, nella comunità cui verrà destinato, degli amici più aperti e di buon senso degli adulti con i quali pare che abbia avuto finora a che fare. Noi avevamo l'Angelo custode. Ce l'ha anche lui. Anche se forse non lo sa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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