Si chiamano Elder Finnegan Lee (20 anni) e Christian Gabriel Natale Hjorth (19). Sarebbero loro gli assassini del vicebrigadiere Mario Rega Cerciello, il carabiniere 35enne accoltellato a Roma nella notte tra il 25 e il 26 luglio.
I due sono entrambi cittadini americani ed erano a Roma in vacanza: tutto pagato da Lee, che sarebbe stato il facoltoso dei due. Secondo il decreto di fermo firmato dal pubblico ministero Maria Sabina Calabretta e dal procuratore aggiunto Nunzia D'Elia, sono entrambi accusati di omicidio e tentata estorsione dal momento che sono stati raccolti indizi di colpevolezza "gravi e concordanti" confermati da "numerose testimonianze".
Il furto e l'omicidio
I due si sarebbero prima impossessati di uno zainetto di proprietà di un italiano, poi avrebbero chiesto per restituirlo "una ricompensa di 100 euro ed un grammo di cocaina". A quel punto avrebbero fissato un appuntamento in zona Prati per la riconsegna della refurtiva, ma avrebbero trovato ad aspettarli i due carabinieri, Rega Cerciello e il collega Andrea Varriale. I militari erano in borghese, ma si sono immediatamente qualificati come appartenenti alle forze dell'ordine. I giovani americani avrebbero quindi reagito: Varriale ha provato a fermare Hjorth, mentre Rega si sarebbe concentrato su Lee che ha tirato fuori un coltello con il quale ha colpito il vicebrigadiere "in zone vitali". Secondo il decreto i due sono poi fuggiti "incuranti delle condizioni del Cerciello, esanime".
Le testimonianze
A chiamare il 112 è stato l'italiano. Ma a incastrare i ragazzi sono soprattutto le testimonianze del carabiniere sopravvissuto, del portiere dell'albergo e del facchino dello stesso hotel. È stato quest'ultimo a notare l'arrivo di uno dei due con "passo veloce" intorno alle 2,45. E poi ci sono le immagini delle telecamere di sicurezza: nessuna avrebbe ripreso il delitto, ma i giovani sono stati filmati sia durante il furto dello zainetto, sia mentre entrano e riescono dall'hotel di Prati in orari compatibili con quelli dell'omicidio.
Il coltello e la refurtiva
A incastrarli è stato anche il rinvenimento di "numerosi oggetti di assoluto interesse investigativo": nella stanza d'albergo è stato trovato il coltello usato per pugnalare Rega, mentre in una fioriera vicino all'hotel era nascosto lo zainetto. Lee sostiene di essersi portato dietro un'arma per paura "di ritrovarsi davanti a soggetti pericolosi".
L'interrogatorio
Rintracciati e a lungo interogati, i due "hanno ammesso le loro responsabilità in relazione al delitto" pur con qualche discordanza nel loro racconto. A chiamare il pusher sarebbe stato Hjorth "l'unico dei due in grado di comprendere la lingua italiana". È lui ad ammettere che i militari si sono qualificati, mentre Lee nega di aver saputo che si trattava di carabinieri, sostenendo di non conoscere l'italiano. I due hanno poi raccontato di aver avuto una colluttazione "singolarmente" con i militari - che non hanno estratto armi -. Solo quando Rega ha urlato si sono fermati e sono fuggiti in direzione dell'albergo cercando di cancellare le tracce.
Entrambi sono accusati di omicidio perché la presenza di Hjorth e la sua contrapposizione a Varriale sarebbe stata determinante perché avrebbe bloccato l'intervento del collega in soccorso di Rega. I due sono stati fermati dal momento che erano pronti a partire già ieri sera con n olo per gli Stati Uniti. Sono stati portati al Regina Coeli di Roma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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