"L'elicottero ha schivato le case". Ecco come il pilota ha evitato la tragedia

Il pilota esperto Giovanni Murari, 60 anni, è morto nell'incidente, mentre il ragazzo che era con lui si è salvato. Il cugino del pilota: "Si è schiantato nel prato"

In foto (a sinistra) il pilota Giovanni Murari (Immagine da Facebook)
In foto (a sinistra) il pilota Giovanni Murari (Immagine da Facebook)

Il pilota Giovanni Murari, 60 anni, originario di Pressano (Verona) ma residente nella Bergamasca, è morto in un incidente con l'elicottero in Valtellina. Prima che il velivolo si schiantasse al suolo ha fatto da scudo al 17enne lecchese che era al suo fianco salvandogli la vita. "Giovanni era il migliore pilota su piazza, ha evitato una tragedia ancora più grande", racconta in una intervista al Corriere.it Roberto Venini, imprenditore di Abbadia Lariana (Lecco) nonché parente della vittima.

Il racconto

Mercoledì 10 agosto. Quella che doveva essere una giornata di festa, con il 17enne alla sua prima esperienza di volo, ha avuto un epilogo drammatico. "Il primo a salire sull'elicottero è stato mio figlio - ricorda Venini - Un giro turistico per ammirare la Valtellina dall'alto. Quando è tornato indietro, abbiamo chiesto al suo amico se voleva provare l'ebbrezza del volo. Per lui era la prima volta. Si sono dati il cambio. Il biposto si è alzato in cielo e si è allontanato. Ho capito che era successo qualcosa di terribile quando, mentre già mi stavo preoccupando perché non erano ancora tornati indietro, ho sentito due elicotteri del 118 passare sopra le nostre teste".

L'incidente

L'elicottero, un Robison R22, poco dopo essere decollato da Caiolo (Sondrio) è precipitato in un prato di Albosaggia. Il pilota, Giovanni Murari, è morto sul colpo. Il 17enne che era al suo fianco, per fortuna, è sopravvissuto all'impatto "grazie alle manovre di emergenza messe in atto da Murari", precisa l'imprenditore. "Giovanni era il cugino di mia moglie - continua Venini -. Un pilota esperto, aveva all’attivo tredicimila ore di volo, delle quali più di novemila come istruttore a doppio comando. Era lui che firmava i check agli altri colleghi per l’abilitazione sulle manovre di emergenza. Ha fatto tutto quella che era possibile per evitare il peggio a costo della sua stessa vita. Quando insieme a mio figlio, al suo amico e al padre di quest’ultimo abbiamo raggiunto l’hangar di Caiolo ero certo che avrebbero volato con il migliore comandante sulla piazza. Ed è stato così, ha evitato una tragedia ancora più grande". Il ragazzo, ancora ricoverato nell'ospedale di Bergamo, se l'è cavata senza riportare ferite gravi. "Ricorda poco o nulla - spiega Venini -. Il decollo, l’emozione del volo, poi ha sentito mio cugino urlare ed è stato il buio. Si è risvegliato con i soccorritori accanto".

Le indagini

Il biposto ha tranciato il cavo in cima ai piloni dell'alta tensione finendo poi per schiantarsi al suolo, in località Torcione. "Ieri (sabato, ndr) sono tornato ad Albosaggia - prosegue Roberto Venini -. Avrei voluto farlo subito, ma dopo l’incidente mi sono sentito male. Sono svenuto, ho picchiato la testa e mi hanno portato in ospedale. Dimesso con dieci punti di sutura appena ho potuto sono salito in Valtellina. Ho parlato con le persone che poi hanno reso la loro testimonianza ai carabinieri. L’elicottero faceva uno strano rumore, sembrava ingovernabile, si è avvicinato pericolosamente al terrazzo di un’abitazione e poi Giovanni con una manovra di emergenza è riuscito a portarlo verso il prato, ad evitare le case. Si è rialzato, ma era completamente fuori controllo, a quel punto ha toccato il cavo per poi precipitare. È caduto su un fianco. Il pilota con il suo corpo ha fatto da scudo al ragazzino che si è salvato". Sulla dinamica dell'incidente sembrerebbero esserci pochi dubbi.

Ma restano ancora da accertare le cause della tragedia. Al momento, la Procura ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per omicidio colposo, lesioni e disastro aereo. Non è escluso che il pilota possa aver avuto un malore oppure che l'elicottero sia andato in avaria.

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