"Erano consapevoli". Ecco perché il guasto alla funivia del Mottarone è stato ignorato

Un comportamento "consapevole e sconcertante" di chi avrebbe preferito il guadagno alla sicurezza: "Freni manomessi per evitare una lunga chiusura dell'impianto"

"Erano consapevoli". Ecco perché il guasto alla funivia del Mottarone è stato ignorato

Sulla tragedia del Mottarone permane una nube di mistero, di incertezza, di dubbi e di inquietudine. Come è possibile che la cabina della funivia sia precipitata provocando la morte di 14 persone? La vicenda assume contorni sempre più raccapriccianti. Il cavo trainante spezzato è considerato "l'innesco della tragedia" sulla funivia del Mottarone. Ma nello specifico, secondo il procuratore di Verbania Olimpia Bossi, alla base vi sarebbe anche un comportamento "consapevole e sconcertante" da parte di chi avrebbe preferito il guadagno alla sicurezza. Una scelta "molto sconcertante" che sarebbe stata adottata per evitare una riparazione adeguata del sistema frenante in quanto avrebbe potuto provocare una lunga chiusura dell'impianto, le cui casse erano state messe già a dura prova a causa delle misure imposte nel corso del lockdown.

Dall'analisi dei reperti fotografici è stato accertato che la cabina precipitata "presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso, cioè non era stato rimosso o meglio era stato apposto il forchettone che tiene distante le ganasce dei freni che dovrebbe dovuto bloccare il cavo in caso di rottura del cavo". Il malfunzionamente sarebbe stato ignoranto con la "convinzione che mai si sarebbe tranciato il cavo". Un intervento ci sarebbe stato il 3 maggio scorso ma, si legge sull'Adnkronos, si sarebbero chiusi gli occhi di fronte ad altre spie iniziate fin dalla riapertura del 26 aprile.

Funivia Mottarone, arriva la svolta

Nella notte sono stati eseguiti i primi tre fermi: a essere coinvolti sono Luigi Nerini, amministratore della società Ferrovie del Mottarone che gestisce la funivia, Gabriele Tadini, direttore del servizio, ed Enrico Perocchio, caposervizio. Le ipotesi di reato sono di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime. La scoperta è stata choc: secondo l'ipotesi accusatoria, il "forchettone" sarebbe stato volutamente lasciato in posizione per evitare il ripetersi di blocchi e per non interrompere il servizio ai danni dei passeggeri e dei turisti.

La manutenzione di maggio avrebbe risolto solamente in parte il problema e quindi i tre, al fine di evitare ulteriori interruzioni del servizio, avrebbero scelto di impedire al freno d'emergenza di entrare in funzione. Il procuratore sostiene che si tratti di un comportamento "consapevole e sconcertante".

Per settimane si sarebbe "preferito continuare a mettere a rischio i passeggeri" nonostante fossero consapevoli che l'anomalia "necessitava di un intervento più radicale". Ovvero, probabilmente, di "un blocco più consistente".

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