"Il reato è prescritto fin dal primo grado, la condanna va annullata". Lo ha sentenziato la Cassazione accogliendo la richiesta del procuratore generale della Cassazione Francesco Iacoviello nel maxi-processo Eternit in cui il magnate svizzero Stephan Schmidheiny - unico imputato - è accusato di disastro ambientale doloso permanente e omissione di misure antinfortunistiche.
L’imprenditore era stato condannato a 18 anni di carcere dalla Corte d’appello di Torino il 3 giugno 2013. "Il processo avviene a distanza di moltissimi anni", ha spiegato il pg chiedendo di rivedere i termini che descrivono il "concetto di disastro" e in particolare quando si verifica il "momento consumativo" di quest'ultimo. "Le morti giuridicamente non fanno parte del disastro", ha aggiunto, "Se il tempo di latenza del mesotelioma è di 20 anni non vuol dire che il disastro è in atto oggi, ma era in atto 20 anni fa".
Così la condanna di Stephan Schmidheiny è stata annullata senza rinvio perché il reato è prescritto. I fatti sui quali era chiamata a discutere la Corte, infatti, riguardavano avvenimenti del giugno 1976. Migliaia i morti per il tumore provocato dall’inalazione di polveri d’amianto. Nella 538em;">Prima sezione penale della Cassazione si sono scatenate le proteste dei numerosi familiari delle vittime dell’amianto presenti nell’Aula magna. "Vergogna, vergogna" hanno detto in tanti, urlando subito dopo la lettura del verdetto.
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