Le esplosioni sull'Etna di fatto hanno allarmato tutta la zona della piana di Catania. E adesso gli esperti dell'Ingv, Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia, provano a spiegare cosa sia successo in Sicilia.
"Non è una tragedia" ed i feriti "sono stati colpiti in maniera lieve" dai frammenti di lava provocati dall'esplosione, "una situazione attesa in casi come questi", spiega il vulcanologo Marco Neri dell'Ingv di Catania all'Adnkronos. "Tra le persone colpite c'è anche un nostro collega che stava facendo un sopralluogo indispensabile per comprendere dove è arrivato il fronte della lava" aggiunge Neri. "La lava -spiega- è fuoriuscita a circa 3.250 metri di altezza sull'Etna, quindi è scesa fino a 2.700 metri, dove è avvenuta l'esplosione. A poca distanza c'è la funivia che si trova a 2.500 metri, i controlli diventano importanti per la sicurezza delle persone e delle strutture che si trovano sull'Etna" scandisce il vulcanologo. Ora, aggiunge, "è già partita una seconda squadra di due vulcanologi" a sostegno del gruppo". "Il nostro collega -chiarisce l'esperto dell' Ingv- è stato colpito lievemente e così anche le altre persone".
L'esplosione, indica ancora Neri, "è in parte attesa in queste situazioni, quando si verificano eruzioni e ci sono fasi stromboliane e quando, come accaduto oggi, la colata lavica in atto
incontra la neve". "La lava -evidenzia- ha una temperatura superiore ai 1.000 gradi e tende a sciogliere la neve quando scende ad una velocità appena superiore al normale. La neve sciolta, vaporizza ed esplode sotto la colata e così i frammenti di lapilli di lava sono proiettati in tutte le direzioni: se qualcuno è troppo vicino, viene colpito come è accaduto oggi".
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