"Facciamoli crescere a casa loro"

A Milano, una delegazione proveniente dal Kenya, racconta come l'agricoltura e gli orti comunitari rappresentino un futuro per le realtà più difficili dell'Africa

"Facciamoli crescere a casa loro"

''Facciamoli crescere a casa loro!'' potrebbe essere questo, con un po' di ironia e voglia di farsi stupire, lo slogan del progetto che l'Organizzazione non governativa Amref , insieme ad Aiab e Farmafrica e grazie al contributo del Comune di Milano, di Regione Lombardia e della Cariplo, sta realizzando nello slum di Dagoretti, a Nairobi in Kenya.

E' una storia controcorrente, quando di correnti si pensa a quelle marine e a quelle delle emigrazioni umane. Perché anche laddove tutto sembra perduto c'è chi si scontra a stereotipi e fatalismi e l'Africa in questione seppur agonica e perduta, violenta e impietosa, vittima per antonomasia e paradigma del prevedibile, è comunque un'Africa che resiste che prova a rialzarsi e che cerca l'avvenire dove questo più gli appartiene.

Dagoretti è una baraccopoli, quattrocento mila persone. Il caldo e l'umidità a incendiare i vicoli tra le stamberghe, montagne di rifiuti che diventano l'appiglio alla sopravvivenza, il rifugio della miseria e il santuario di una fede nell'inatteso. Vagano anestetizzati dalla colla e trascinandosi un presente vacuo di ogni misericordia i bambini di strada. Abusi e violenze in famiglia e diventano adulti senza domande ma cercando minuto dopo minuto in un pugno di rifiuti e in una banconota stropicciata la sola ragione del proprio presente. Coltelli nascosti nella cintola per sopravvivere un'ora in più in un girone terreno, dove vivere e sopravvivere non hanno differenze antinomiche ma ribadiscono una dannazione ontologica: l'essere colpevole a priori nel nascere a Dagoretti.

Nel 2000 però l'ong Amref ha deciso di intervenire con il programma Child in Need. Oltre 100mila bambini, vittime di abbandono da parte delle famiglie, vivevano nelle discariche e occorreva quindi un intervento d'urgenza. L'obiettivo: dare vita a una sistema per la riabilitazione e il reinserimento dei ragazzi di strada nella società.

L'idea prende vita, gli strumenti adoperati sono molteplici e il programma funziona. Chi attraverso il teatro, chi con la musica e chi con il video making apprende una professione e diventa padrone di un domani non contemplabile fino allora.

Viene costruito un centro all'interno dello slum e nell'orbita della struttura, che ha anche una mensa, vengono ospitati circa 400 bambini.

Ma l'ulteriore passaggio, quello che è stato plaudito sabato all'Expo e per la presentazione del quale nel capoluogo lombardo in questi giorni di ottobre è stata accolta una delegazione proveniente dal Kenya, è la realizzazione degli orti di strada e degli orti comunitari all'interno della bidonville.

L'agricoltura di Dagoretti è stata infatti presentata ad Expo e in altri incontri a Milano come lo strumento con in il quale costruire un avvenire autonomo, combattere la malnutrizione, favorire l'accesso sostenibile al cibo e dare una risposta all'insicurezza alimentare in una delle shanty towm più difficili del continente. 550mila euro, dei quali 350mila ottenuti da Comune di Milano, Regione Lombardia e Cariplo, grazie al bando congiunto ''Nutrire il pianeta 2014'' e 200 mila invece investiti da Amref, Aiab e Farmafrica hanno permesso la realizzazione di 6 serre, 10 orti comunitari, 15 sistemi di vertical gardens, oltre a delle arnie per l'avicultura, e soprattutto la realizzazione di un sistema idrico per la distribuzione di acqua non contaminata fatto con la costruzione di pozzi di superficie, sistemi di raccolta d'acqua piovana e canali di irrigazione.

''Il progetto è basato su tecniche di agro ecologia e punta a combattere la malnutrizione, a migliorare la situazione sanitaria e ha anche un ruolo di educazione lavorativa e sociale''. Ha spiegato Roberta Bernocco di Amref, che poi ha proseguito dicendo: ''Gruppi composti da ragazze madri, assistenti sanitari, giovani studenti e adulti lavorano in sinergia, e l'obiettivo è avveniristico perchè lo scopo è permettere che anche nel piccolo appezzamento di terra vicino alle baracche possa nascere un orto che diventi una risorsa per ogni famiglia''. Dare gli strumenti perchè si sviluppino le competenze locali, questo in sintesi l'obiettivo e a dar conferma di tutto ciò anche Nancy Sironga, kenyota e che lavora a Dagoretti '' E' un progetto di massima importanza. In un Paese che negli ultimi anni ha affrontato una forte siccità e un'inflazione galoppante, dare le basi per lo sviluppo di un'agricoltura e un'economia autonoma, è fondamentale.

I prodotti della terra possono divenire lo strumento per ogni famiglia con cui soddisfare il fabbisogno nutrizionale, ma poi possono anche essere venduti e così creare un sistema in grado di dare un futro , proprio laddove questo sembrava essere stato negato''.

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