Falso extravergine, nuove ipotesi di reato. Trasferita l'inchiesta

I marchi coinvolti nel caso si difendono: "I test effettuati sono soggettivi. Il nostro prodotto è di qualità"

Falso extravergine, nuove ipotesi di reato. Trasferita l'inchiesta

È arrivata questa mattina la conferma a voci che venivano ieri dagli ambienti investigativi della procura di Torino. L'inchiesta sul "falso" olio extravergine va avanti e si arricchisce di nuove sfumature, con la formulazione di una nuova ipotesi di reato.

Non più soltanto la frode in commercio, ma anche la vendita di prodotti industriali con segni mendaci nel mirino degli inquirenti, mentre l'inchiesta, sulla base della nuova ipotesi, viene spostata a Firenze, Genova, Spoleto e Velletri. Sette i marchi coinvolti nelle indagini: Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia.

Mentre le procure continuano il loro lavoro, una replica è arrivata dalla società Deoleo, gruppo spagnolo a cui fanno capo Bertolli, Carapelli e Sasso. Nella nota si legge che il loro prodotto "rispetta i più elevati standard qualitativi e le norme più restrittive in vigore" e una critica alle analisi effettuate, che "si basano esclusivamente su una prova di assaggio", ritenuta "soggettiva, non ripetibile e non riproducibile".

Di tutt'altra idea la procura di Torino, che va avanti per la sua strada e per questo ha disposto il

trasferimento alle procure che hanno competenza sulle aree dove gli olii vengono prodotti. E ai dubbi dei consumatori, intanto, prova a rispondere Confcommercio: "I negozi specializzati in prodotti locali riescono a garantire".

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