Davide Casaleggio ha lasciato il gruppo. Questa volta per sempre. Un divorzio consensuale, ma pur sempre un divorzio, con tutto quello che ne consegue: a partire dai contenziosi sui soldi e sul database degli iscritti. Ed è l'ennesima voragine che sconquassa il mondo dei Cinque Stelle. Chiariamoci: Casaleggio junior - figlio di Gianroberto, il guru che convertì al web Beppe Grillo e di fatto terremotò la vita politica italiana - ormai non era altro che un guardiano e un gabelliere. Il manovratore della farsa della democrazia diretta, divenuto leader - ma è più corretto dire proprietario - per via ereditaria, come in una casa reale, seppur basata su un movimento virtuale, non comandava più. Era un generale senza truppe che, tuttavia, deteneva un potere ostativo. Non solo sui rendiconti, le quote da versare a Rousseau e la gestione del blog delle Stelle. Era la memoria di quello che il Movimento era stato e, al tempo stesso, la prova tangibile di quello che non era riuscito a diventare. Ora Casaleggio junior abbandona la barca mentre è in procinto di affondare, con i sondaggi a picco, un leader ancora in cerca della propria identità politica e un movimento sbriciolato da interessi personali. Il Movimento dC, dopo Casaleggio, è un far west, terra di conquista per coloro i quali cercano un posto al sole, uno scranno sicuro e magari una rielezione alla faccia della regola ormai démodé del doppio mandato. Ora che il custode dell'ortodossia è tornato a fare l'imprenditore tutto è possibile, non ci sono più argini. Se fosse solo un problema dei Cinque Stelle, la questione potrebbe essere derubricata a una speculazione politica. Ma i grillini fanno parte della maggioranza di governo. Hanno quattro ministri, alcuni di peso. E quindi è un problema per tutti. L'esplosione della creatura di Grillo rischia di avere un effetto destabilizzante sull'esecutivo, in uno dei momenti più delicati della storia repubblicana. Giuseppe Conte, ex premier scalzato da Mario Draghi, mal tollera lo spirito governista del sempre più moderato Luigi Di Maio. E alla sua sinistra scalpitano i movimentisti alla Alessandro Di Battista e i mestatori alla Nicola Morra che non vedono l'ora di fare saltare il tavolo e portare i Cinque Stelle dal governo alla lotta.
La frangia più «rivoluzionaria» e di opposizione con la quale l'ex inquilino di palazzo Chigi non smette di flirtare. Il vero rischio è che qualcuno, per recuperare un po' della visibilità perduta, sfasci tutto. E questa volta non corre neppure il pericolo di essere «licenziato» da Casaleggio.
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