"Fermiamo la vendita del Salone Margherita"

L'appello arriva dal consigliere comunale di FdI, Francesco Figliomeni, che rivela: "Lo storico Salone Margherita è stato messo all’asta dal suo proprietario, la Banca d’Italia, alla cifra di circa 10 milioni di euro"

"Fermiamo la vendita del Salone Margherita"

"Lo storico Salone Margherita, tempio del varietà e della satira italiana, rischia di scomparire dallo scenario della Capitale in quanto è stato messo all’asta dal suo proprietario, la Banca d’Italia, alla cifra di circa 10 milioni di euro". A denunciarlo è Francesco Figliomeni, consigliere di Fratelli d’Italia al Comune di Roma.

"Non sono servite le petizioni a scongiurare la sua vendita, e - spiega Figliomeni - lenta ma inesorabile la sua fine sembra segnata, a meno che le istituzioni non intervengano per bloccare quello che si configura come una vera e propria aggressione alla nostra cultura, con logiche più simili a quelle della speculazione edilizia che alla salvaguardia dei nostri beni storici". Il Salone Margherita, infatti, ricorda il Corriere, è uno straordinario esempio di architettura Liberty che risale al 1898 e ricalca i celebri Café Chantant francesi. Qui si sono esibiti Ettore Petrolini, Carolina Otero meglio nota come la Bella Otero, Leopoldo Fregoli, Lina Cavalieri fino ad arrivare a Totò, Aldo Fabrizi e Filippo Tommaso Marinetti. Negli anni '90, poi, ha ospitato lo show satirico del Bagaglino, che andava in onda anche su Canale 5, capitanato da Pippo Franco, Leo Gullotta e Oreste Lionello.

"Non possiamo cancellare un pezzo importante della nostra storia, per questo motivo come Fratelli d’Italia, - conclude Figliomeni - stiamo predisponendo una mozione volta alla salvaguardia di questo luogo storico, in cui abbiamo chiesto al sindaco e alla Giunta di farsi promotori presso la Banca d’Italia, proprietaria dell’immobile, di una richiesta istituzionale tendente ad evitare la vendita del teatro, di attivarsi presso il ministero dei Beni culturali per chiedere il massimo impegno contro la vendita e di istituire

infine un tavolo di concertazione tra Soprintendenza di Stato, Sovrintendenza capitolina e Banca d’Italia, per porre un freno alla sistematica aggressione alle città storiche, con lo snaturamento dei servizi culturali".

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