La vicenda di Fermo, dove un nigeriano è morto dopo una rissa, potrebbe ribaltarsi completamente. Stando a quanto dichiarato da un testimone ai magistrati, infatti, ad aggredire per prima sarebbe stata proprio la vedova di Emmanuel Chidi Nnamdi.
Il primo testimone
A fornire questo particolare è A.F, 35 anni, amico di Amedeo Mancini e che era con lui al momento della morte di Emmanuel. "Io e Amedeo Mancini - racconta - camminavamo in via XX Settembre, eravamo quasi arrivati alla fermata dell’autobus che volevamo prendere. A un certo punto, sono arrivati tre soggetti extracomunitari verso di noi; uno di loro mi ha salutato con un «ciao» e io ho risposto; pochi minuti dopo io e Amedeo abbiamo visto questi tre soggetti extracomunitari avvicinarsi ad un’auto lì parcheggiata, la guardavano, poi hanno cominciato ad armeggiare. A quel punto ci siamo insospettiti per il loro atteggiamento e Amedeo ha dunque detto loro: «andate via scimmie!». Costoro si sono momentaneamente allontanati, ma subito dopo, due di loro: un uomo e una donna sono tornati indietro. E la donna ha cominciato a gridare verso di noi. Abbiamo capito che la donna che urlava faceva riferimento alla parola «scimmia» prima pronunciata da Amedeo. A questo punto la donna stessa ha sferrato una manata verso Amedeo, lo ha colpito violentemente sul petto".
Ed è questo il punto che non coincide con la versione fornita invece dalla moglie della vittima, che ha sempre sostenuto, come scrive il Corriere, di essere stata insultata e di aver reagito solo dopo essere stata strattonata. Per A.F., invece, la prima a scatenare la colluttazione sarebbe stata propriola vedova. Dopo i primi colpi subiti da Mancini da parte di Chiniary - continua A.F. - "è arrivato l’autobus e Amedeo ha cercato di salire quando la porta si è aperta, ma la donna gli ha impedito di salire sul mezzo pubblico, tenendolo stretto per la maglietta fino a strapparla. La donna di colore lo strattonava, lo tratteneva con forza, a quel punto, l’autista vedendo la scena ha chiuso la porta ed è ripartito". È la donna quindi, secondo quanto dice A.F., a "costringere" Mancini a rimanere a terra. "A quel punto - continua il testimone - il ragazzo di colore ha cominciato a sferrare colpi con le mani e con i piedi all’indirizzo di Amedeo stesso, tentando di colpirlo al viso e alle gambe. Io e Amedeo, visto che i due picchiavano, siamo indietreggiati dicendo: «Oh cosa fate?» e a quel punto l’uomo di colore ha sollevato da terra un segnale stradale e lo ha spinto contro Amedeo. Lo ha colpito sulla spalla sinistra, tanto da farlo rovinare a terra. Amedeo è caduto lì con i due che continuavano a colpirlo da terra. Lei, la donna di colore, con le scarpe". Poi la reazione di Mancini e il pugno che ha ucciso Emmanuel.
La testimonianza della parrucchiera
Sull'inizio della rissa, al momento, esistono solo la versione della vedova di Emmanuel e quella dell'amico di Mancini. Uno contro l'altro. Quello che sembra ormai essere certo (come scrive il FattoQuotidiano), però, è che il Gip Marcello Caporale non ha tenuto in considerazone il racconto di Chiniary, perché in contrasto con le altre testimonianze. Gli altri teste che hanno depositato di fronte ai pm, infatti, confermano comunque che la Chiniary ha avuto parte attiva nella rissa che ha visto confrontarsi lei, Emmanuel e Mancini. P.B, parrucchiera di 54 anni, ha raccontato di aver visto la scena quasi dall'inizio e di aver riconosciuto "una ragazza di colore che si trovava alle spalle di quest'uomo bianco (mancini, Ndr), lo strattonava, lo tratteneva per la maglietta e lo colpiva più volte sulla testa con il tacco di una scarpa". Anche alcuni istanti dopo, riporta sempre P.B., "ho potuto notare l'uomo di colore che tirava calci, mentre la donna continuava a colpire il ragazzo bianco con la scarpa sulla testa e mi sembra di ricordare con un morso sulla spalla". In seguito, dice la testimone,Emmanuel prende il paletto stradale e lo usa contro Mancini che cade a terra: "Quello di colore e la ragazza, pure lei di colore, nonostante l'altro fosse a terra hanno continuato a picchiarlo. Lui ancora con calcie lei con la scarpa sul corpo". Una scena tanto violenta che la testimone chiama la polizia per dire che "lo ammazzano, lo ammazzano", riferendosi a Emmanuele Chiriany che colpiscono Mancini.
La versione del vigile
Anche un vigile, accorso in seguito all'inizio della lite, dice di aver visto "una donna di colore vicino alla fontana che colpiva con una scarpa in mano tipo ballerina la schiena di un giovane bianco che era prono verso di lei e successivamente identificato per A.F. io mi sono avvicinato a tale donna che colpiva e gridava in italiano stentato: «Lui detto me scimmia», indicando un altro uomo bianco".
L'altra testimone
Non solo. La partecipazione della donna alla rissa è confermata anche da M.T., una testimone di 41 anni, che racconta: "L’uomo di colore ha colpito con il paletto non ricordo se con la parte del segnale stradale o con la base la gamba non ricordo se la destra o la sinistra di Amedeo che è caduto a terra leggermente all’indietro; in quel preciso istante è intervenuta anche la donna di colore che dopo si è tolta una delle scarpe". Poi aggiunge:
Il ragazzo con cui avevo parlato poco prima si è diretto verso i due contendenti e ha cercato di dissuaderli dal continuare a picchiarsi e la donna di colore anziché dargli man forte per smorzare la situazione lo ha preso per il bavero della maglietta e lo ha più volte colpito con la scarpa tra la spalla e il collo. "Il ragazzo (l'amico di Mancini, Ndr) ha spostato la donna di colore e ha continuato a dividere i due che nel frattempo avevano continuato a picchiarsi. E la donna di colore anziché dargli una mano per smorzare la situazione lo afferrava per il bavero della maglietta e lo ha più volte colpito con la scarpa tra le spalle e collo".
Secondo i racconti dei testimoni, quindi, Chiniary avrebbe partecipato all'"aggressione" (come dice la parrucchiera)
di Mancini. Resta da capire chi ha iniziato tutto. Secondo A.F, amico di Mancini, è stata Chiniary. E il suo racconto trova diversi riscontri negli altri testimoni. Ma è la sua parola contro quella della vedova (che però il Gip non ha preso in considerazione perché troppo discordante dalle versioni degli altri testimoni).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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