Firenze, difesa del senegalese: "Si sentì come un 'prostituto'"

Il legale di Diaw torna a parlare dopo l'interrogatorio del giovane. "Lo ha detto espressamente: si è sentito trattato come un cane"

Firenze, difesa del senegalese: "Si sentì come un 'prostituto'"

Tidiane Cheik Diaw non voleva uccidere Ahley Olsen. È questa la tesi che continua a sostenere la difesa del giovane senegalese, indagato per la morte della donna a Firenze. Un'ipotesi che contesta apertamente l'idea della difesa, che si basa su quello strangolamento di cui la ragazza sarebbe stata vittima, ma su cui i legali di lui invitano alla difesa, chiedendo che si attende il risultato delle autopsie per parlare di responsabilità.

Diaw parla di una morte accidentale, avvenuta perché avrebbe spinto la Olsen durante un litigio. E ancora oggi il legale è tornato a farsi sentire, dicendo che "il movente non c'è". Antonio Voce, che si occupa della difesa, ha parlato al termine dell'interrogatorio di garanzia. "Si è sentito trattato come un cane - ha detto -, come una sorta di prostituto".

"Lei lo ha buttato fuori di casa dopo un rapporto sessuale consenziente - ha aggiunto l'avvocato -. Lui le ha dato un pungo all'altezza della nuca, lei è caduta per terra e si è rialzata. A quel punto lui le ha dato una spinta forte, è caduta ancora ed è in quel momento che ha sbattuto la testa.

Lui l'ha aiutata a rialzarsi prendendola per la spalla e per il collo".

Diaw, che l'avvocato sostiene quella notte abbia provato a chiamare un'ambulanza, resterà ora in cella, in attesa che il gip decida sulla possibile convalida del fermo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica