Si riaccendono i riflettori sul "Gran Ghetto" della provincia di Foggia, una delle più grandi baraccopoli d'Italia. Un incendio è divampato ieri notte alle 3.30 e le squadre dei vigili del fuoco sono ancora all'opera nella baraccopoli dei migranti per domare le fiamme e per mettere in sicurezza la zona.
Secondo i primi accertamenti non ci sarebbero stati feriti e morti tra gli immigrati. Una decina circa le baracche che sono andate distrutte dalle fiamme, "ma non possiamo ancora dare dati certi" fanno sapere al Giornale.it i vigili del fuoco di Foggia. L'unica cosa certa è che "è un incendio di vaste dimensioni". Come detto, la baraccopoli si chiama anche "Gran Ghetto" e si trova nelle campagne che vanno da San Severo e Rignano Garganico, nel Foggiano. Le fiamme potrebbero essere divampate per il mal funzionamento di un elettrodomestico che si trovava in uno degli alloggi di fortuna dei migranti che vivono in condizioni precarie sul promontorio dauno.
Per spegnere il rogo sono intervenute diverse squadre dei vigili del fuoco, i carabinieri e gli agenti di polizia, che sono ancora al lavoro per mettere in sicurezza il campo. Non è la prima volta che scoppia un incendio nella favela più grande d'Italia nata circa vent'anni fa. Nel marzo del 2017, infatti, un altro rogo divampato nell'insediamento abusivo causò la morte di due migranti, di 33 e 36 anni, entrambi originari del Mali. Oggi la storia si ripete, torna la paura tra le baracche fatte con le bottiglie di plastica e le roulotte. Fortunatamente, però, questa volta non ci sono feriti.
Il sindaco di Rignano, Luigi Di Fiore, ci tiene a precisare, però, che "il Gran Ghetto non è di competenza del territorio di Rignano Gargnanico, ma di San Severo, ne va di mezzo l'immagine della nostra piccola comunità, noi distiamo dal ghetto circa 25 chilometri".
Come detto è già il secondo incendio di vaste dimensioni che scoppia nel Gran Ghetto. Il primo scoppiò nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 2017, esattamente il giorno successivo ad un'operazione di sgombero da parte di circa cento militari (tra carabinieri, polizia, guardia di finanza e vigili del fuoco). Furono mandati via quattrocento immigrati che alloggiavano nella baraccopoli nel foggiano.
A due anni dal primo rogo la baraccopoli si è ripopolata, sono nate nuove baracche. Non si conosce il numero esatto di persone che ci vivono perché "il numero cambia a seconda delle stagioni" ci fanno sapere fonti vicine all'insediamento abusivo. Il numero di persone che vi ci abita varia, probabilmente, a seconda della richiesta di lavoro nei campi.
Sull'episodio è intervenuta anche la Flai Cgil da sempre sensibile alle esigenze degli immigrati residenti nel ghetto della Capitanata ed impegnati nel lavoro nei campi.
"Sono bruciate decine di baracche di lavoratori immigrati che vivono in condizioni di estremo disagio e che tutti i giorni si recano nelle nostre campagne impiegati come operai agricoli nella raccolta di tutte le produzioni" scrive in una nota Daniele Iacovelli, segretario regionale della Flai Cgil di Foggia che conclude "Ora serve un contributo maggiore dalle aziende agricole".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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