Non è proprio esatto che l'Italia sia così polarizzata tra destra e sinistra, che ciò che piace alla prima, schifi la seconda e viceversa. Vi sono ostilità, come si sarebbe detto un tempo, bipartisan. Non stiamo parlando delle tasse sugli extraprofitti delle banche, ma dell'antipatia verso gli autovelox. Prova ne sia che la notizia dell'esplosione dolosa della famigerata macchinetta misuratrice di Cadoneghe, in provincia di Padova, è stata accolta da un generale tripudio, almeno sui social. Un sentimento da condannare. Fare saltare, o comunque manomettere, un autovelox è un reato serio. Il misuratore di velocità è, infatti, essenzialmente, un dissuasore e rispettare i limiti di velocità è una tutela soprattutto per gli altri. Una volta ben chiaro questo banale ragionamento, bisogna tuttavia però anche stigmatizzare l'utilizzo economico delle colonnine. Come si sa, i proventi delle contravvenzioni finiscono nelle casse del Comune nel cui territorio il misuratore di velocità è stato collocato. Negli ultimi anni, questo ha spinto alcuni Comuni, soprattutto quelli di piccoli centri di provincia, le cui finanze soffrono, ma che hanno la fortuna di essere collocati in prossimità di strade ad alta frequenza di traffico, di utilizzare l'autovelox come solo strumento di raccolta entrate, nella maggior parte peraltro provenienti da persone non residenti in quel Comune. Non si tratta di contravvenzioni molto elevate, perché gli italiani sono indisciplinati ma non criminali, e quindi tendenzialmente il superamento del limite è di pochi chilometri. Ciò fa scattare comunque la multa, e se questa è moltiplicata per migliaia di volte in un anno, il gruzzoletto finale è importante. Fino al caso limite del Comune di Cagli, in provincia di Pesaro, 8000 abitanti, che ha raccolto tre milioni in contravvenzioni. Senza dimenticare che, in molti casi, la trasmissione della contravvenzione non è esattamente efficiente, cosa che fa aumentare vertiginosamente gli interessi di mora. Vi è infine da segnalare una sperequazione Nord/Sud, visto che le città che riescono ad incassare di più con gli autovelox sono Firenze, Milano e Genova, mentre Napoli in un anno ha raccolto solo 18mila euro. Ebbene, questo uso dell'autovelox, variante postmoderna della gabella medievale da pagare al passaggio sul territorio, è profondamente ingiusto.
Il ministro competente, cioè Salvini, e il governo, vogliono porsi la questione? Magari essendo più tolleranti con coloro che sforano di pochi chilometri e invece più draconiani con i veri criminali della strada.
Oppure facendo in modo che il numero di autovelox in un territorio non possa proliferare ad libitum della giunta comunale. Altrimenti c'è il rischio che si diffondano i bombaroli dell'autovelox: meno pericolosi forse degli anarchici, ma che potrebbero riscuotere più simpatizzanti.
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