"Entrare al Forteto significava entrare in un’altra dimensione: circuizioni e lavaggi del cervello erano all’ordine del giorno e piano piano sono stata plagiata". Debora Guillot, vicepresidente dell'associazione Vittime del Forteto, racconta a ilgiornale.it la sua storia di ragazza di 16 anni che nel '97 viene affidata dal tribunale di Firenze alla comunità di Rodolfo Fiesoli, arrestato nel 2011 per abusi sessuali nei confronti di minori.
Com'era la vita all'interno del Forteto?
Era una comunità/setta e subito diove mi sono state insegnate varie regole: la separazione degli uomini dalle donne e non erano accettati i rapporti eterosessuali, ma solo omosessuali. Tutte le persone che sono all’esterno della comunità sono il male e bisogna relazionarsi solo con le persone del Forteto e, quindi, non mi facevano parlare con nessuno, nemmeno col padre di mio figlio.
In che rapporti era con lui?
Il padre del mio bambino era un ragazzo di 17 anni di Livorno che, ovviamente, viveva fuori dalla comunità. Noi ci amavamo e il magistrato che mi aveva affidato al Forteto lo aveva autorizzato a venirmi a trovare in comunità ogni lunedì. Questa cosa avviene solo tre volte perché quelli del Forteto mi convincono che non mi vuole bene e che stare con lui è sbagliato e, quindi, mi spingono a cacciarlo via. L'ultima volta che lo vidi lui mi aveva addirittura portato un anello, ma la mia mamma affidataria del Forteto lo allontanò via a calci.
Che significa 'mamma affidataria'?
Io ero affidata a una cooperativa e venivo seguita da tutte le persone della comunità, ma avevo una mamma affidataria e un babbo affidatario che era Rodolfo Fiesoli che lì dentro più che un padre era un padrone. Era il capo spirituale del Forteto e la sua parola era legge e non poteva essere discussa. All’età di 18 anni mi costringono a fare un falso riconoscimento di paternità in suo favore perché io ormai ero un soldato del Forteto e non avevo un’alternativa al di fuori di lì. Mi avevano convinta che sarei morta io e sarebbe morto anche mio figlio, se fossi scappata. Nel 2002, però, io fuggo da lì, ahimè senza mio figlio che all’epoca aveva cinque anni. Non riuscivo più a seguire le loro regole.
Qual era la regola più inaccettabile?
La famiglia tradizionale era il male. Fiesoli aveva inventato 'la famiglia funzionale' dove un uomo e una donna che non hanno nulla a che fare tra di loro si occupavano del bambino affidato. Gli affetti al Forteto dovevano essere spezzati, interrotti. Una delle regole perché una madre avrebbe sempre difeso suo figlio e Fiesoli abusava di questi bambini non appena compivano 13-14 anni. Questo è il motivo per cui, per fortuna, non ha toccato mio figlio. Io tutto questo lo scopro solo dopo che scappo dal Forteto.
E lei quali torture ha dovuto subire?
Sono stata costretta ad avere rapporti omosessuali e la violenza era vissuta come terapia. Io, quando è nato mio figlio l’ho dovuto lasciare in ospedale perché aveva l’ittero, ma non mi hanno fatto stare accanto a lui. Avevo 11 punti di sutura perché avevo partito da due giorni, ma loro mi hanno comunque portata via a calci e a schiaffi alle 12 e alle 14 ero in caseificio a lavorare. Non c’erano feste, si lavorava e basta. Anche il tempo veniva scadenzato dal lavoro: oggi lavori in caseificio, domani in negozio. Questa era la vita al Forteto, in una setta.
Come cercava di sopravvivere a quell'inferno?
L’unica cosa che si poteva era lavorare il più possibile per cercare di non esser preso come capro espiatorio del momento, deriso da tutti. C’erano dei momenti chiamati 'chiarimenti' durante i quali si dovevano confessare cose intime come le proprie fantasie sessuali.
Quando ha rivisto suo figlio?
Subito dopo la fuga riesco a vedere mio figlio molto poco: il primo anno 2-3 volte, poi soltanto sporadicamente. Rodolfo era lui a dire cosa fare ai giudici e, quindi, sono riuscita a portarlo via da lì solo nel 2011, dopo l’arresto di Fiesoli perché lui era molto potente. Era lui a dire ai giudici cosa fare.
E oggi com'è il suo rapporto con suo figlio?
A noi è stato tolto un pezzo di vita.
Lui è cresciuto al Forteto per 14 anni e loro gliene hanno detto di tutti i colori: che io l’avevo abbandonato ecc… Oggi il rapporto è molto difficile però gli ho raccontato la storia e gli ho presentato il padre naturale e piano piano stiamo recuperando.
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