Forze dell'ordine in divisa....rigorosamente "made in Cina"

Avrebbero frodato lo Stato, producendo abiti e berretti di carabinieri, militari e poliziotti in Cina e spacciandole per pezzi di sartoria italiana. In 12 rischiano il processo

Forze dell'ordine in divisa....rigorosamente "made in Cina"

Le divise delle forze armate erano tutte rigorosamente "made in Cina". Così 12 tra imprenditori tessili e dipendenti delle aziende responsabili sono stati accusati di associazione per delinquere dedita alla frode nell'esecuzione di contratti di fornitura con lo Stato o con altri enti pubblici. Sarebbero stati, secondo la Procura, Carmelo e Piero Bucalo a costituire, finanziare e dirigere tale organizzazione, in quanto, rispettivamente, amministratore della Mediconf Spa esocio della stessa.

Due aziende, la Mediconf e la Gifrab Srl, si sono aggiudicate una serie di contratti di pubblica fornitura a carabinieri, militari, finanzieri, poliziotti e forestali, negli anni tra il 2005 e il 2008, di numerose divise, tra uniformi da combattimento, camice, berretti, giubbe e così via.

La frode sarebbe in pratica consistita "nel dissimulare la produzione del tessuto e il confezionamento delle divise presso (...) ditte ubicate nella Repubblica Popolare Cinese. E nel fornire un prodotto finale non rispondente alle specifiche tecniche concordate in sede di aggiudicazione (dei contratti ndr)", come si legge nel capo di imputazione. E per evitare di essere scoperti, gli indagati avrebbero mascherato

4671058654785px;"> le etichette "made in Cina", di modo che la produzione notoriamente di scarsa qualità apparisse frutto della sartoria italiana.

Le 12 persone finite nei guai ora rischiano il processo: il pm Corrado Fasanelli della procura di Roma ha appena avanzato per tutti la richiesta di rinvio a giudizio.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica