La foto sulla patente puoi averla col velo in testa se sei islamica, ma non se hai il cancro e decidi di coprirti il capo con un turbante per nascondere le conseguenze della chemioterapia.
Una delle (tante, troppe) assurdità all'italiana. Il manuale della Motorizzazione civile, infatti, recita: "Non sono ammessi copricapi di nessun genere a parte quelli portati per motivi religiosi: anche in tal caso, però, è necessario mostrare chiaramente il viso".
E così succede che una donna sotto chemio, e con un velo in testa, si presenta dal fotografo per rinnovare la foto e si sente chiedere spiegazioni. A riportare la vicenda una lettrice del Corriere della Sera, che ha scritto una lettera all’indirizzo del quotidiano di via Solferino per raccontare l'episodio, denunciando la stranezza-ingiustizia. Una testimonianza raccolta, pubblicata ed etichettata con l'inchiostro piombato come "L'ingiustizia" del giorno.
Ecco la missiva: "Fuori uso le cabine per le fototessere, vado dal fotografo […] Entra una sconosciuta: saluta, ma appare stanca. È facile capire la sua malattia: lo dice il semplice turbante, un foulard dal colore neutro annodato sulla nuca calva, la fronte e il viso scoperti. La donna si appoggia a una sedia; tolgo la mia borsetta per farla sedere, ma non lo fa e sussurra che la chemioterapia è sempre più pesante. Arriva il fotografo, le dice con garbo di non aspettare, dopo averle chiesto se era di religione musulmana. La donna domanda perché e dice comunque che non lo è e che deve soltanto rinnovare la patente".
E infine: "Lei se ne va via e io protesto, ferita per l’umiliazione subita dalla
donna e per la palese ingiustizia. Chiedo spiegazioni al fotografo che mi mostra il manuale della Motorizzazione civile: le cose stanno esattamente come lui ha detto! Quelle regole, forse antiche, andrebbero abolite".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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