Il fratello di Giovanni Lo Porto chiede la restituzione della salma

La famiglia del cooperante chiede indietro i suoi resti. "Fosse rimasto anche solo un occhio, ridatecelo"

Giovanni Lo Porto a Multan, in Pakistan, dove lavorava
Giovanni Lo Porto a Multan, in Pakistan, dove lavorava

Giovanni Lo Porto è morto, rimasto ucciso perché finito nel bersaglio di un drone statunitense impegnato in un'operazione contro un compound nella zona di confine tra l'Afghanistan e il Pakistan. Con lui è morto anche un secondo ostaggio, l'americano Warren Weinstein, cooperante anche lui.

Lo Porto è morto dopo tre anni di prigionia nelle mani di al-Qaida, in circostanze che sono state rese noto soltanto pochi giorni fa, in una conferenza stampa convocata a Washington dal presidente Barack Obama. E ora la famiglia dell'italiano chiede indietro il suo corpo, o quanto ne è rimasto.

"Sono passati tre mesi dal raid americano", dice all'Ansa il fratello Giuseppe, ricordando che è a gennaio che Giovanni è rimasto

ucciso, anche se soltanto negli ultimi giorni si è venuto a sapere. "Non so come sarà il corpo di mio fratello, se esista ancora - aggiunge -. Qualsiasi cosa sia rimasta, anche un occhio, noi ne chiediamo la restituzione".

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