Il giallo del pugile ucciso e quegli arresti per droga

Gianmarco Pozzi fu ritrovato senza vita il 9 agosto 2020. Sulle circostanze del decesso sono ancora in corso degli accertamenti. Ieri l'arresto per droga di cinque persone

Il giallo del pugile ucciso e quegli arresti per droga

È un giallo a tinte fosche la misteriosa morte di Gianmarco Pozzi, il pugile 27enne ritrovato senza vita in un'intercapedine tra le villette di Ponza il 9 agosto del 2020. Le circostanze del decesso, su cui indaga la Procura di Cassino, sono ancora da chiarire. Gli inquirenti non escludono l'ipotesi di una rete di spaccio che, nella mattinata di ieri, ha portato all'arresto per droga di cinque persone vicine alla vittima. "dall'ordinanza del Gip Domenico Di Croce del Tribunale di Cassino- ha commentato l'avvocato Fabrizio Gallo, legale della famiglia Pozzi al Messaggero - Questa operazione avvalora la nostra ipotesi, formulata sin dall'inizio delle indagini difensive, in base alla quale riteniamo che Gimmy (Gianmarco Pozzi, ndr) sia stato ucciso nell'ambito del traffico di stupefacenti tra Ponza e Roma".

La morte del pugile

I genitori di "Gimmy", ex campione di kickboxing, non hanno mai creduto all'ipotesi del suicidio. Il 27enne fu trovato con la testa fracassata e ferite multiple su tutto il corpo all'interno di un'intercapedine tra il muro di contenimento di un terreno e una villetta in località Santa Maria sull'isola, a poche centinaia di metri dall'abitazione che condivideva con altri ragazzi. Secondo il medico legale incaricato dalla Procura di Cassino il giovane sarebbe precipitato accidentalmente da un'altezza di tre metri mentre era sotto l'effetto della cocaina. Di tutt'altro avviso è, invece, il perito ingaggiato della famiglia Pozzi, il dottor Vittorio Fineschi, secondo cui il ragazzo sarebbe stato massacrato di botte e poi gettato nell'intercapedine. Inoltre, sostiene ancora Fineschi, il quantitativo di cocaina assunto dal ragazzo non sarebbe stato tale da provocare il delirio psicotropo e la conseguente caduta mortale.

La rete di spaccio

Attorno alle circostanze sospette del decesso di "Gimmy" prende forma l'ipotesi di una rete di spaccio tra Roma, Ponza e Napoli che, nella giornata di ieri, ha portato all'arresto di 5 persone. Stando a quanto si apprende dall'ordinanza emessa dal Gip Domenico Di Croce, del Tribunale di Cassino, si tratterebbe di un business con cospicuo volume d'affari: circa 5mila euro al giorno per un totale di 150mila euro al mese. Tra le persone sottoposte a misura cautelare, con restrizione ai domiciliari e obbligo di firma, c'è il 28enne Alessio Lauteri, al tempo, coinquilino del pugile. Il provvedimento ha riguardato anche Vincenzo Pesce, 34 anni di Ponza, titolare del noto locale della movida ponzese "Blue Moon", dove Pozzi lavorava come buttafuori nell'estate del 2020. I domiciliari hanno riguardato anche Angelo e Ciro Monetti, rispettivamente di 44 e 61 anni, residenti a Napoli e Afragola, e Antonio Iaria, 28enne originario di La Spezia e residente a Roma. Destinatari della misura dell'obbligo di presentazione al Pg sono, invece, Manuel M. e Marco B., entrambi di 39 anni, e Antonio P., 46enne residente a Pozzuoli.

Le indagini

Le indagini condotte dalla compagnia di Formia relative al traffico di stupefacenti sull'isola di Ponza nell'estate del 2020 hanno tratto spunto proprio dalla morte del pugile. L'attività illecita che avrebbe coinvolto Lautieri e Pesce risalirebbe a pochi giorni prima del decesso di "Gimmy" e fino all'ottobre successivo.

"Nell'ordinanza di ieri - scrive Rita Cammarone per Il Messaggero -viene evidenziato che le circostanze della morte di Pozzi avevano destato da subito perplessità negli investigatori per il coinvolgimento del giovane nelle attività di spaccio sull'isola e, successivamente, per i dubbi sollevati dalla sorella Martina, sentita dagli inquirenti a proposito della morte del fratello". Al momento si tratta solo di ipotesi ma non è escluso che, nelle prossime settimane, possano esserci importanti sviluppi.

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