Corvi, talpe e veleni. In Vaticano continua l'antica tradizione dei sospetti e della fuga di notizie. Questa mattina sul blog di Sandro Magister, giornalista dell'Espresso, viene pubblicata una lettera a firma di 13 cardinali nella quale compaiono critiche, a tratti molto dure, nei confronti di papa Francesco e della metodologia che sta contraddistinguendo il Sinodo sulla famiglia in corso. Quattro, per ora, i cardinali che hanno preso le distanze dalla missiva, sostenendo di non aver mai firmato alcun documento. L'ultima volta che il Vaticano è stato dilaniano da una lotta intestina, o almeno l'ultima volta che questa cosa è emersa mediaticamente, risale al 2012: quando scoppia il caso Vatileaks.
"L’intenzione di chi ha voluto la pubblicazione di questa lettera è seminare liti, creare tensione - tuona il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in un’intervista al Corriere della Sera - io non dico se ho firmato o no. Lo scandalo è che si renda pubblica una missiva privata del Pontefice. Questo è un nuovo Vatileaks". Secondo il cardinale Müller, chiedendo ai padri di "non cedere" a una "ermeneutica cospirativa", papa Francesco parlasse di "chi sostiene che nella Curia Romana ci sia una opposizione contro il Papa". Quelli che dicono e scrivono che Francesco è circondato da lupi. "È una espressione offensiva e criminale - dice Müller - io non sono un lupo contro il Papa, sono il suo primo collaboratore". Adesso il dubbio è se sia stata sottoscritta anche con firme false o se non esista per nulla. "Le firme sono sbagliate ma soprattutto il contenuto è sbagliato - si difende il cardinale George Pell, prefetto della segreteria per l’economia ed arcivescovo emerito di Sydney, in una intervista a Repubblica - anzi, la maggior parte del contenuto non corrisponde. Non so perché è successa questa cosa né chi l’abbia fatta uscire così".
Il documento sarebbe stato consegnato a Papa Francesco lunedì 5 ottobre e porterebbe la firma di 13 cardinali: tutti padri sinodali e tutti nomi della corrente conservatrice, che riterrebbero inadeguato l'Instrumentum Laboris come documento di partenza. L'espressione "ermeneutica cospirativa" era nell'aria già nei primi giorni del Sinodo. L'avrebbe pronunciata papa Francesco a porte chiuse, ma non tutti giurano di averla sentita. E se anche così non fosse, Bergoglio aveva messo in guardia l'Assise già a partire dal discorso di apertura: "Il Sinodo - aveva detto coram populo - non è un parlamento in cui si cerca il compromesso". Sta di fatto che quattro dei firmatari hanno smentito di avere mai sottoscritto la lettera e un altro, in un'intervista a Radio Vaticana, si è detto molto soddisfatto della prima settimana di lavori e non ha fatto cenno a documenti di critica. "Io non sono il capo di nessuna cordata, sono solo un messaggero - afferma Pell - certamente le preoccupazioni rimangono tra molti padri sinodali sula composizione del comitato di redazione della relatio finale e sul processo attraverso il quale sarà presentato il testo ai padri sinodali e quindi la relatio verrà votata".
"Da sempre il Sinodo discute di come migliorare le procedure, tutti hanno la libertà di dire la loro opinione su questo - ci tiene a puntualizzare Müller - il regolamento è umano, non una legge divina". Nei "circoli minori" oognuno ha la libertà di esprimersi più diffusamente.
In Aula c’erano, però, solo tre minuti per ogni intervento e una sintesi di tutti gli aspetti non si può fare. A questo punto, come fa notare il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, "dovrebbe essere il Papa a dirci se ha ricevuto questo documento o meno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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