"Sono fictosessuale". E il giapponese sposa l'ologramma

È convolato a nozze con un personaggio virtuale. "La mia famiglia non è voluta venire al ricevimento"

"Sono fictosessuale". E il giapponese sposa l'ologramma

Sta facendo il giro del web la notizia di un improbabile matrimonio tra un uomo giapponese di 38 anni, Akihiko Kondo, e l'ologramma di una cantante pop disegnata in stile manga. La "moglie" si chiama Hatsune Miku, personaggio dagli occhi e capelli blu, realizzata nel 2017 e che interagisce grazie a un dispositivo di nome Gatebox un "cilindro" nel quale è "proiettata". Il gioco, infatti, permette agli utenti di comunicare in realtà virtuale con una varietà di personaggi inventati tridimensionali.

La loro frequentazione sulla piattaforma ha permesso ai due uno scambio di messaggi e il conseguente "innamoramento". L'uomo, che si dichiara fictosessuale, dice di essere perfettamente consapevole che sua moglie non è reale, nonostante ciò ha deciso di sposarla perché è stata l'unica a dargli sostegno durante il suo periodo di depressione. Negli anni di recupero psicologico, dunque, il 38enne ha realizzato di non volere accanto un partner umano e da qui la decisione, contro il parere della famiglia, di prendere in sposa Hatsune Miku.

Akihiko Kondo ologramma

Il certificato matrimoniale, che non è valido ufficialmente, è stato rilasciato dalla stessa piattaforma Gatebox, così l'uomo ha potuto coronare il suo sogno. Per far sembrare la vita coniugale più "concreta" l'uomo possiede delle bambole con il volto della moglie che fotografa regolarmente condividendo sui suoi profili social momenti della loro quotidianità.

La storia ricorda vagamente quella raccontata dal film pluri premiato "Her", ambientata in un futuro utopico, racconta le vicende di Theodore, uomo solo e introverso, che si innamora di Samantha, un'intelligenza artificiale.

L'episodio di Akihiko Kondo, infatti, non appare isolato.

Secondo quanto riportano i vari media, sarebbero migliaia le persone in Giappone che hanno iniziato relazioni sentimentali con personaggi inventati, il motivo si potrebbe ricondurre alle lunghe ore passate davanti ai videogiochi e isolati dal resto del mondo.

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